“Emergenze borderline. Istituzione, gruppo, comunità”
Il libro, a cura di Cono Aldo Barnà e di Giuseppe Corlito, è il risultato di una ricerca effettuata da un gruppo di lavoro del Dipartimento di Salute Mentale di Grosseto, nato come gruppo di supervisione sulle patologie borderline. Il testo è costituito dai contributi dei componenti del gruppo ed evidenzia come una supervisione decennale con uno psicoanalista è riuscita a far diventare più affiatato e omogeneo un gruppo e a mobilitare le capacità di cura dei vari operatori. La patologia borderline comporta reazioni emotive molto forti e divisioni nei gruppi di cura. Il riunirsi con un supervisore esterno ha aiutato a superare le difficoltà interne e ha portato a convogliare le energie in un progetto comune. Il clima affettivo costituitosi nel gruppo di lavoro e lo studio condiviso degli scritti della letteratura nazionale e internazionale sulla patologia borderline hanno permesso lo svilupparsi di un modello comune, malgrado la formazione diversa dei vari operatori. Questi sono così riusciti a sopportare pazienti frustranti e attaccanti; questa patologia è diventata fonte di ricerca ed è stato messo a punto un modello di lavoro utile per tutti i pazienti del servizio. La supervisione del gruppo di lavoro, condotta da uno psicoanalista, ha permesso la ricostruzione psicogenetica del disagio dei pazienti e l’ elaborazione delle dinamiche interne al gruppo stesso. Come sottolinea Barnà, c’è sempre una doppia richiesta che viene fatta da un gruppo di lavoro ad un supervisore: migliorare la comprensione del caso e risolvere le dinamiche conflittuali del servizio.
Vengono valorizzati gli interventi di tutti e esplicitate le cause che ostacolano il lavoro. Alcuni contributi contengono una sintesi delle varie formulazioni della letteratura nazionale e internazionale sul Disturbo Borderline di Personalità e sulla difficoltà della psicoterapia con questi pazienti. Questa patologia è, come sappiamo, sempre poco riassumibile, a causa dell’ impossibilità di questi pazienti di “dare forma a rappresentazioni mature multi sfaccettate di se stessi e degli altri significativi” (Nadia Magnani). In altri contributi vengono affrontati anche i problemi della diagnosi (Margherita Papa) e delle caratteristiche della famiglia borderline (Francesco Bardicchia). La parte finale del libro è costituita dai casi clinici, ben ventiquattro e molto interessanti, in cui si vede il gruppo di supervisione all’ opera: le ipotesi terapeutiche, la comunicazione dei vissuti degli operatori, la riflessione sugli interventi fatti, il contributo della supervisione, la conclusione e l’ esito della cura. Particolarmente significativa è l’ introduzione al libro di Antonello Correale, che riesce, in sole quattro pagine, a sintetizzare i nuclei essenziali della patologia borderline: il trauma subito, la traumatofilia con l’ illusione di dominare il trauma riproducendolo, la rabbia, la scissione tra buono e cattivo e il transfert tempestoso (perché l’altro è troppo necessario, troppo pericoloso, troppo vicino e troppo lontano). Correale sottolinea anche l’ impatto emotivo che questi pazienti generano nei curanti, mostrando l’ importanza della presenza di un gruppo omogeneo e di un modello comune per la buona riuscita della cura. Corlito evidenzia come la supervisione fornisce un vertice di comprensione comune a tutti gli operatori e produce un funzionamento riflessivo del gruppo, favorendo il passaggio da un funzionamento dissociato ad un funzionamento più integrato, che è capace di leggere il controtransfert. Si attiva così una riflessione del gruppo di lavoro su ciò che avviene con il paziente. Sammarco paragona il gruppo di lavoro alla scrittura della tragedia greca, dove vi è “un campo di prova per simulare gli esiti del dramma interno e da lì giungere, dopo un’intensa partecipazione affettiva ad una consapevolezza cosciente e all’introiezione di un modello operativo interno più maturo e funzionale che farà crescere il paziente, la comunità e l’istituzione”.