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Il corpo famigliare in esilio. Valore rituale della quotidianità

Abstract

L’esilio costituisce un fattore di rischio che si accresce quando il soggetto o la famiglia è particolarmente vulnerabile. A questa vulnerabilità si sovrappongono le condizioni estreme in cui si emigra durante questi ultimi anni. L’autore prende in considerazione quelle situazioni in cui non è solo un membro della famiglia a manifestare malessere, a livello psichico o somatico, ma il forte disagio viene espresso da tutti, genitori e figli. La clinica transculturale, sia che operi in ambito sociale sia in quello psicologico o sanitario, ha bisogno di strumenti per riconoscere, comprendere e prendersi cura del corpo famigliare sofferente. L’autore tenta di accostare due aspetti teorici rilevanti per la clinica: il concetto di legame (vincolo), così come formulato dalla psicoanalisi, e il valore rituale della quotidianità, un importante contributo della sociologia che accresce la nostra comprensione degli effetti traumatici della perdita improvvisa della continuità e la sua ricaduta sulla struttura dei legami.

Attraverso l’analisi del documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi, l’autore – in linea con il regista – segnala la contiguità tra la nostra vita e la vita delle persone e famiglie esiliate e migranti e si domanda: la loro presenza, può ancora essere considerata come una realtà provvisoria, esterna a noi, o si tratta di una realtà che fa parte del tessuto sociale che ci genera come soggetti?

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