Adolescenza e guida pericolosa: una riflessione critica
Abstract
Analizzando i dati di un precedente lavoro gli category formulano alcune considerazioni sul problema della guida pericolosa in adolescenza osservando come gli studi quantitativi forniscano una sorta di fotografia dei comportamenti a rischio adolescenziale, ma non permettano una comprensione del significato psicologico del fenomeno. Vengono criticati il costrutto psicologico definito “sensation seeking” considerato come tratto di personalità specifico per la popolazione adolescenziale e giovanile adulta, e il costrutto relativo all’autoefficacia regolatoria, cioè l’incapacità di resistere alla pressione esercitata dai coetanei a intraprendere azioni pericolose.
Tali costrutti, eccessivamente generalizzati nella ricerca psicologica, corrispondono a complesse dinamiche tipiche della fase adolescenziale relative ad un funzionamento mentale “dissociato”, cioè di non appartenenza, in un’ottica meltzeriana, al mondo degli adulti né dei bambini né degli adolescenti. Tale situazione prevede l’esigenza di vivere esperienze diverse, anche molto rischiose per l’incolumità personale, durante il percorso soggettivo di elaborazione delle problematiche adolescenziali. Questo stato mentale è riferito ad una fase della vita ma anche ad un’organizzazione strutturale della mente che può essere riattualizzata durante il percorso del ciclo vitale individuale implicando una dinamica intrapsichica che non può essere negata.
I costrutti psicologici utilizzati, pur criticabili da un punto di vista metodologico, hanno un loro significato nell’ambito delle ricerche di psicologia sociale, ma la loro estensione all’intero funzionamento della mente è improprio e rappresenta una pericolosa semplificazione. Generalizzando il significato dei dati ottenuti attraverso l’uso di strumenti quantitativi all’intero campo della psicologia, ne può derivare un fraintendimento radicale del significato stesso della psicologia con un ritorno alla ricerca di leggi generali del funzionamento psichico attraverso studi improntati ad una sorta di riduzionismo neopositivistico che rischia di appiattire la complessità nel tentativo di renderla analizzabile.