Campo

Campo gruppale e contesto scolastico. “Quando la società ha prurito ci si gratta a scuola”

Abstract

Abbiamo scelto questa frase iniziale come titolo al nostro lavoro perché crediamo che dia conto di alcune credenze inconsce che sono condivise dai gruppi sociali che costituiscono la comunità, tra genitori, giornalisti, docenti, studenti, politici, governanti.
Attraverso una lettura bioniana, potremmo dire che questi gruppi evidenziano convinzioni che li fanno funzionare come gruppi in assunto di base, sia perché la scuola ha un Leader rappresentante o che incarna un Messia che risolve tutto, sia perché diventa pericolosa e deve essere oggetto di Attacco, non rispondendo, in definitiva, alle aspettative in essa depositate. Questo aspetto è ciò che incontriamo nei discorsi e nelle rappresentazioni oggetto del nostro studio, dal 2005 al 2011, in una ricerca sulla “violenza nella scuola”.
La stessa ricerca ha avuto come focus d’interesse diversi livelli di insegnamento nella zona meridionale della provincia di Buenos Aires e nella zona nord-est della Capitale Federale.
In questo articolo, attraverso un punto di vista che sottolinea il concetto di campo, ci concentreremo su riflessioni che riguardano i gruppi che integrano il livello secondario di insegnamento ufficiale. Tratteremo le rappresentazioni collettive che hanno genitori, docenti ed adolescenti su ciò che “sentono, pensano e fanno in qualità di gruppi integranti dell’istituzione-scuola” quando si verifica un incidente critico nello scenario scolare.
Abbiamo realizzato inchieste, colloqui ed osservazioni partecipanti sugli effetti dell’identificazione interpretata da ogni gruppo come “violenza” e su quali siano le sue pratiche per affrontarla, così come le proposte per fare prevenzione.
Per contestualizzare il tema della ricerca, ci interessava precisare da quando è emerso il problema della violenza scolastica e il concetto operante di bambino, adolescente ed adulto.
Per questo motivo abbiamo anche lavorato sull’archeologia e la storicizzazione della violenza e dell’adolescenza.
Malgrado un alto numero (210) di inchieste e colloqui, non è stato possibile fare una ricerca statisticamente significativa, ma una ricerca qualitativa ed esploratoria che identificherà le variabili e/o le dimensioni del problema.
Si è trattato di un lavoro interdisciplinare, per cui abbiamo costituito una rete tra il Dipartimento di Ricerca dello IUSAM (Istituto Universitario di Salute Mentale dell’Associazione Psicoanalitica di Buenos Aires) e l’ISFD (Istituto Superiore di Formazione Docente) di Avellaneda.Si è potuto apprezzare, in linea generale, che la violenza nelle rappresentazioni degli attori scolastici non è solamente l’azione distruttiva esercitata sullo spazio fisico e/o mentale dell’altro, ma anche l’omissione di una presenza che ci si aspettava di trovare per la regolazione adattativa degli impulsi.
Si è potuto progredire nella costruzione degli indicatori di rischio di apparizione degli episodi critici, ascoltando la voce degli adolescenti, dei caregivers adulti e le credenze condivise.
Possiamo anticipare che i membri partecipanti ad un episodio di violenza, in generale, mancano della capacità di registrare la situazione attraverso la funzione empatica e quella di reverie.
Attraverso i risultati di questa ricerca è nostro proposito collaborare con la comunità dei docenti, sia dal punto di vista della formazione sia da quello di progetti comunitari centrati sulla prevenzione della violenza.
Sono stati identificati alcuni stili d’interazione precursori della violenza, cosa per cui abbiamo progettato una nuova ricerca questa volta focalizzata sulla necessità di identificare gli stili di interazione prima, durante e dopo gli episodi di violenza.

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