I provvedimenti e il dibattito politico sul contrasto alla violenza sulle donne
La storia (recentissima) dei provvedimenti legislativi, di natura penale e non, contro la violenza nei confronti delle donne non può essere letta correttamente, né – a mio avviso – compresa ed “accettata” se non la collochiamo nell’ambito proprio, cioè nell’ambito di una versione conflittuale dei rapporti di potere e dei legami sociali tra i generi.
Ho fatto non a caso riferimento all’esigenza che la legge sia “accettata”. Solo una legge culturalmente accettata, e dunque riconosciuta come ordinatrice necessaria di situazioni, rapporti, diritti, doveri, ha probabilità di essere rispettata e dunque di essere efficace, in quanto appunto se ne riconosca l’utilità e se ne avverta, più che il dominio, la cogenza. Cogenza, peraltro, che sia riflesso di un quadro culturale, ma anche simbolico, di riferimento comune ad una socialità, ad un gruppo di individui o, meglio, alla maggioranza di essi. E vedremo poi quanto conti che si tratti di una maggioranza numerica (come quella che si conta alle elezioni) o di una maggioranza dominante in virtù di rapporti di potere, presenti in quella comunità.
Questa osservazione è tanto più vera, quando ci si riferisce alla norma penale. L’ambito del diritto penale è infatti quello del dominio della forza (che lo Stato esercita in regime di monopolio), con la Continua a leggere