PsichiatriaGruppo

Residenzialità leggera Nuove forme del gruppo nella Psichiatria contemporanea

Abstract

La moderna Psichiatria, a dispetto delle apparenze e forse proprio in virtù della sua complessità, non è soltanto ricettacolo di parole d’ordine, pensieri sterili e azioni stereotipate, ma anche brodo di coltura per idee fresche e vitali, che da sempre trovano riparo e nutrimento all’ombra delle sue pieghe.
In particolare sembra andare controcorrente rispetto al verbo normalizzatore e organicistico dominante quel settore dell’assistenza psichiatrica in rapido sviluppo che in Lombardia va sotto il nome di Residenziali Leggera.
Per l’operatore psichiatrico, specie se psicoanaliticamente orientato, essa si qualifica come una preziosa occasione di riconoscimento degli aspetti irriducibilmente individuali e unici di ogni paziente e di valorizzazione dell’intimità.
Un altro aspetto interessante delle Residenze Leggere è che la fornitura degli alloggi e la conduzione dei progetti riabilitativi è quasi interamente affidata a cooperative del terzo settore, ovvero a soggetti pienamente inseriti nei gruppi allargati delle comunità locali e nelle reti sociali naturali, dotati di un registro comunicativo più ampio e di una maggiore versatilità rispetto al classico servizio pubblico psichiatrico così come si è costituito in Italia negli ultimi decenni.
Soprattutto, per quanto non esplicitamente affermato né forse consapevolmente concepito dal legislatore, disporre aggregazioni di pazienti entro dimensioni così limitate equivale di fatto a favorire la costituzione di piccoli gruppi.
E la dimensione aurea del piccolo gruppo, come la filosofia e la psicoanalisi affermano da tempo, rappresenta l’antidoto migliore alla “serialità” dell’istituzione allargata, la cornice terapeutica ideale per il paziente grave, il ‹‹luogo della riunificazione interna, il luogo del senso e il luogo del legame, l’accordo ritrovato tra sogno e mito›› (Kaës, 1999): un crogiolo creativo e rigenerante dal quale sentimenti e pensieri nuovi, come fiori nati tra le crepe del cemento, sorgono e si elevano leggeri sfidando la gravità. Continua a leggere

PicassoSaltimbanchi

Sogno, mito e verità traumatica nel gruppo terapeutico

Abstract

Attraverso i miti e le pratiche rituali che ne derivano “il religioso primitivo addomestica la violenza, la regola, la ordina e la incanala allo scopo di usarla contro ogni forma di violenza propriamente intollerabile” (Girard, 1972): il mito nasce come antidoto del trauma, e della sua destabilizzante reiterazione all’interno delle collettività arcaiche. E’ allora lecito pensare che l’utilizzo narrativo del mito nella piccola comunità del gruppo terapeutico veicoli con sé ancor oggi l’ancestrale memoria delle sue originarie funzioni generative di legame e di senso per i primi raggruppamenti sociali, e sia perciò dotato, proprio nel contesto gruppale, di un’insostituibile potenza trasformativa. La trattazione è sostenuta da una esemplificazione clinica. Continua a leggere