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Presentazione, Gruppi omogenei a termine nella formazione e nella clinica medica

Sempre più di frequente le richieste di formazione alle dinamiche gruppali oggi riguardano aree di emergenza e di frontiera, dove sono necessari interventi mirati e limitati nel tempo; come scrivono Giannelli e Zucca “a nuove domande, nuove risposte”. Le istituzioni e le patologie emergenti non accettano tempi lunghi. Nel pubblico inoltre i gruppi di lavoro o di cura sono spesso caratterizzati dall’omogeneità. Omogenea può essere la richiesta da parte degli utenti (es. familiari di pazienti cardiopatici o affetti da malattia neoplastica che si riuniscono per affrontare i cambiamenti, le ansie e le angosce indotte dall’insorgere della malattia ; persone che hanno subito eventi traumatici che necessitano di una elaborazione; membri di un gruppo di lavoro accomunati dalla medesima richiesta formativa), omogenea può essere la diagnosi che caratterizza i membri del gruppo (diagnosi relativa a problemi psichici, somatici o psicosomatici) omogenee possono essere l’appartenenza di genere, la fase della vita da affrontare (adolescenza, vecchiaia) o le specifiche problematiche dei partecipanti al lavoro di gruppo.
I gruppi omogenei sono caratterizzati dalla facilitazione nei confronti dei movimenti fusionali a tutti i possibili livelli e da una maggior lentezza e resistenza Continua a leggere

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Coterapia di gruppo omogeneo e breve nella clinica e nella formazione

Abstract

I principali elementi della clinica dei gruppi omogenei sono trattati sulla base di esperienze e ricerche: la composizione del gruppo, la durata, il tipo di conduzione, le indicazioni rispetto alla diagnosi, l’efficacia, l’adesione o non dei pazienti; la loro estensione e pratica nella comunità terapeutiche ed estensione. Continua a leggere

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Riflessioni sulla supervisione di gruppi con pazienti sieropositivi con disturbi di personalità

Abstract

Sono evidenziate le specificità del gruppo terapeutico per i pazienti sieropositivi e del lavoro che è possibile fare perché il pensiero della morte ridia o dia per la prima volta il senso di sè e del proprio valore come persona, il senso della propria irripetibilità e unicità come essere umani e permetta che il passaggio dal tempo maniacalmente “infinito” del soggetto sano, al tempo realisticamente e potenzial Continua a leggere

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Il lavoro di gruppo con il personale infermieristico in un reparto di osservazione psichiatrica acuta

Abstract

Ho cercato di delineare in questo articolo alcuni aspetti psicodinamicamente rilevanti del lavoro di gruppo che gli Infermieri svolgono con i loro pazienti in un Reparto di Osservazione Psichiatrica Acuta. Ho riassuntoalcuni dei temi piu’ importanti che sono emersi nel Gruppo di “Staff Support”. In particolare, ho mirato a focalizzare sulle complesse relazioni tra lo staff e i pazienti, cosi’ come esse possono essere vissute dal punto di vista delle fantasie inconsce degli infermieri, delle loro ansieta’ e delle loro difese. Continua a leggere

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Gruppo di formazione con operatori oncologici. Stefania Marinelli (Parte prima)

Abstract

Presenteremo l’esperienza di un gruppo di formazione, con medici e infermieri, centrato sul tema della malattia neoplastica. Il gruppo si è svolto all’interno di un reparto di medicina oncologica dell’ospedale generale di Roma, San Filippo Neri, in collaborazione con il Servizio di Psichiatria dell’ospedale stesso, per la durata di tre mesi, con cadenza settimanale. E’ stato condotto unitamente dalla psichiatra del Servizio, responsabile per le consulenze presso i reparti (S.Bruni), e dal supervisore esterno, psicoanalista di g Continua a leggere

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La persona interna all’ospedale che svolge una funzione di tramite e garante dell’esperienza. Simonetta Bruni (Parte seconda)

Abstract

Presenteremo l’esperienza di un gruppo di formazione, con medici e infermieri, centrato sul tema della malattia neoplastica. Il gruppo si è svolto all’interno di un reparto di medicina oncologica dell’ospedale generale di Roma, San Filippo Neri, in collaborazione con il Servizio di Psichiatria dell’ospedale stesso, per la durata di tre mesi, con cadenza settimanale. E’ stato condotto unitamente dalla psichiatra del Servizio, responsabile per le consulenze presso i reparti (S.Bruni), e dal supervisore esterno, psicoanalista di g Continua a leggere

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Gruppoanalisi di chi si occupa del morire

Abstract

La conduzione di un gruppo con pazienti terminali, carico di aspetti dolorosi, richiede un particolare sforzo da parte del conduttore. In particolare il terapista, per costruire la fiducia dei partecipanti a gruppi di questo tipo, deve rendersi disponibile come oggetto transizionale a causa della intensificata fame di oggetto e dei bisogni di dipendenza manifestati. D’altro canto la necessità di empat Continua a leggere

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Psicoterapie di gruppo: a nuove domande nuove risposte

Abstract

Gli category indicano come uno specifico dispositivo di gruppo per adolescenti (GRF Gruppo per la Ripresa delle Funzioni) possa costituirsi come una nuova risorsa terapeutica a disposizione degli operatori, con la sua specificità. Essa è costituita, oltrechè dal setting gruppale quale scenario simbolopoietico e luogo ove rendere pensabile ciò che non lo è stato sino a quel momento, dalla durata temporale definita, dai bassi investimenti transferali generazionali sul terapeuta, dalla tensione prospettica positiv Continua a leggere

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Esperienze e riflessioni sulla formazione in psico-oncologia

Abstract

Sono riportati casi di medicina oncologica e trattamenti nel campo medico-psicoterapico per indicare come sia ambiguo e complesso il compito medico nell’area di frontiera fra biologia e psicologia. I casi riportati coimportando una fantasmatica coinvolgente dimostrano co Continua a leggere

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Conoscere il morbo di Crohn con il gruppo. Un’esperienza di terapia di gruppo nell’istituzione

Abstract

Se il gruppo può essere considerato come “oggetto-Sé ideale” – secondo la concezione, tratta da Kohut, che Neri riferisce al gruppo – mette a disposizione dei membri una quota di onnipotenza condivisibile e fruibile e diventa lo specchio delle conquiste raggiunte. E’ possibile così che nella conduzione di gruppi di pazienti con malattie croniche ed invalidanti la flessibilità del conduttore, la sua capa Continua a leggere

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Il gruppo omogeneo femminile dal vertice dell’osservazione partecipante: rivisitazione critica di un’esperienza

Abstract

In questo scritto parlerò dell’osservazione partecipante all’interno di un gruppo omogeneo femminile e delle riflessioni scaturite in seguito alla mia esperienza.
Cercherò di ripercorrere le argomentazioni teoriche che giustificano l’utilizzazione del gruppo in quanto strumento terapeutico, per passare successivamente alle motivazioni che sostengono sia la mia scelta di effettuare un’esperienza di osservazione in un gruppo omogeneo femminile, sia la scelta di una terapia da donna a donna, con particolare riferimento all’evoluzione del gruppo e ag Continua a leggere

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Nota a proposito di una associazione di ricerca sul gruppo omogeneo (A.R.G.O)

La creazione di questo numero di funzione gamma sul “Gruppo omogeneo” è curata dalla associazione A.R.G.O. (Associazione per la Ricerca sul Gruppo Omogeneo) con la partecipazione del Servizio di Psichiatria di Consultazione, S.P.D.C. S.Filippo Neri, Mod.19, D.S.M., U.S.L. ROMA E.

Tale iniziativa, accanto a quella del prossimo convegno “Gruppo di Formazione e Gruppo Clinico in Campo Sanitario e Sociale” il 2 Giugno 2001 a Roma, a cui il numero fa da contrappunto, è la prima espressione visibile e comunicata di un lungo processo di confronto, durato svariati Continua a leggere

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Note sul dipinto di Henri Matisse, “La Danza” Hermitage Museum

Anche per questo numero di Funzione Gamma abbiamo scelto un’opera di Henri Matisse: “La Danza”, come l’altra è del 1910, e la troviamo esposta nel museo Hermitage a S. Pietroburgo.

Quest’opera è gemella de “La Musica”ma la scelta di utilizzarla come copertina di questo numero non è stata dettata da una precisa scelta redazionale riguardo le opere di Matisse. I due dipinti sono stati scelti da curatori differenti ed in maniera indipendente. Questa coincidenza ci potrebbe far porre una domanda: se non ci siano punti in comune tra i gruppi trattati nei due numeri: quello di Kibel e Correale sui pazienti gravi e quello dell’Associazione Argo sui gruppi omogenei.

Avvicinandoci a quest’opera bisogna tener conto del fatto che essa è stata concepita come un pannello decorativo, questo per dire che è stata pensata in relazione ad una collocazione precisa, in uno spazio dato, e perciò l’opera è stata progettata in relazione allo spazio stesso. Lo spazio era quello della scala della residenza di Sergey Chtchoukine (Shchukin), nella parete opposta sarebbe stata collocata “La Musica”.

Le opere avevano una cornice ed un’illuminazione specifica, l’effetto doveva essere accresciuto dal riflesso della neve moscovita nei mesi invernali e dovevano essere vista da lontano, il famoso storico dell’arte Federico Zeri a questo proposito così si esprime: “La Dance di Matisse viene concepita proprio per la città innevata di Mosca: tra le lunghe strade bianche, con il violento riflesso della neve, spicca questa visione di colore acceso, quasi febbrile”.

Quest’opera è già accennata in un dipinto precedente del pittore francese “Le bonheur de vivre” del 1906, nel quale è già presente un bozzetto delle cinque figure de “La Danza”. Questo dipinto esposto al Salon des Indépendants, scatenò violente polemiche, l’opera dell’anno successivo di Picasso “Le demoiselle d’Avignon” può essere letto come una stroncatura: spigolosa, aspra, monocromatica, in contrapposizione a quella di Matisse: curvilinea, esuberante, e vivacemente colorata.

La scena, come nel caso de “La Musica”, si svolge su una collina di colore verde, lo sfondo è azzurro scuro. Il gruppo dei “danzatori” è composto da cinque figure scarlatte, che volteggiano come fiamme. Possiamo immaginare che stiano danzando sulle note suonate dal flautista de “La Musica” che, come detto, era collocata sulla parete di fronte. Le cinque figure sono nude, ed il numero di cinque si contrappone al canone classico che nelle composizioni circolari richiederebbe in numero pari di figure.

Queste figure formano un cerchio aperto, in primo piano le due mani non si toccano, e quasi creano una frattura nel movimento, questa è la poetica del non finito, che Matisse riprende da Michelangelo.

La struttura compositiva è risolta dalla figura in primo piano di spalle. Questa allungata in un violento slancio imprime un moto rotatorio alla figura sulla sua destra, che a sua volta lo trasmette ai due visti di fronte. Chiude questo vortice la figura a sinistra che appare come trascinata dalle altre, con una torsione cerca di raggiungere la figura che gli si protende con la mano tesa. La figura, sulla destra di quella in torsione, sembra impegnarsi in un inchino, in realtà come abbiamo già visto, il suo movimento è dato dalla “strattonata” della figura a destra.

Ogni movimento che avviene in una parte del gruppo, si ripercuote sul resto, questo ci sembra un’esemplificazione di una pregnanza unica del “group as Whole”.

Bibliografia

IZERGHINA, A. (1978). Henri Matisse, Peinture et sculptures dans les Musées Soviétiques, Éditions D’Art Aurora, Léningrad.

GUILLAUD, M. e GUILLAUD, J. (1989). Matisse. In Art dossier, 33.