Presentazione dell’edizione “Gruppo con pazienti anoressiche: fattori terapeutici”
L’anoressia può essere descritta in diversi modi, a seconda del modello usato. All’origine, essa era vista da Freud come uno dei versanti di realizzazione del lavoro dell’isteria (1895). Da Abraham (nei bellissimi studi sul carattere e gli stadi di sviluppo pulsionale, che ancora oggi ci insegnano a comprendere l’ancoraggio alla posizione orale, e il lavoro della sublimazione), essa rappresentava uno stato di fissazione, o un naufragio pulsionale della posizione orale. Successivamente, con la
psicoanalisi oggettuale kleiniana, si poteva pensare all’anoressia in termini di una posizione PS_D gravemente insufficiente. Mentre nella revisione trasformativa portata dal pensiero di Bion, la somatizzazione anoressica potrebbe essere descritta nei termini di una realizzazione dellafunzione contenitore-contenuto invertita (Bruni, 2002).
Il punto di vista del mancato sviluppo del processo di separazione-individuazione (Mahler, 1975) e di simbolizzazione (Segal, 1957) e l’idea degli oggetti transizionali di Winnicott (1971), hanno contribuito a sottrarre il tema ai modelli topici, spaziali e processuali, valorizzando piuttosto la condizione originaria in termini temporali e relazionali e di”evironment” primario. Continua a leggere