Dalla narrazione ai dati: riconoscere e affrontare la violenza contro le donne
Questo intervento mi riporta alla mia esperienza individuale, nel senso che il discorso tratterà anche la personale declinazione di cosa significa essere una ricercatrice, una studiosa oggi; cosa vuol dire in questo momento occuparsi di violenza contro le donne. In parte molte cose le ha già dette Valeria Babini, noi condividiamo un’esperienza felice: il ciclo di seminari curricolari dell’Università di Bologna e il successivo libro Lasciatele vivere, quello è stato un momento altamente politico e io penso che il contributo che una studiosa, una persona che si occupa di questi temi, abbia il pieno senso dell’impegno politico. Ci tengo a sottolineare come una ricercatrice sociale debba in qualche modo entrare nel merito del tema della violenza maschile contro le donne. Il mio intervento è legato ad un coinvolgimento diretto e personale, da una parte c’è un elemento importante ,ricordato da Oria Gargano: la condivisione dell’esperienza – insieme a Serena Dandini – del progetto Ferite a morte,un libro e un evento teatrale molto strettamente collegato alla mobilitazione dei centri di violenza, delle associazioni femminili e femministe per la ratifica della convenzione di Istanbul, che ancora in Italia non era stata effettuata. Dall’altra, la presenza di un elemento che mi piace ancora sottolineare: la relazione molto stretta che c’è – quando ci si occupa di violenza contro le donne – con il mondo delle associazioni. In questi ultimi 20 anni ho seguitato a lavorare in questo campo, cominciando proprio quando Anna Finocchiaro è stata nominata ministra delle pari opportunità, la prima in Continua a leggere