EscherIstituzioni

Guida alla lettura

Cosa vuol dire pensare le istituzioni? Ma soprattutto, quali sono le funzioni della pensabilità nel rapporto con l’istituzione? L’obiettivo di questo numero monografico è approfondire la riflessione su questi due interrogativi.
L’idea di fondo è che il funzionamento concreto delle istituzioni sia un fenomeno complesso perché si radica nell’umano: nei limiti che le persone hanno quando pensano, nelle emozioni che provano quando lavorano, nei bisogni che soddisfano quando immaginano.
L’istituzione è un insieme di regole, un luogo fisico, un generatore di simboli, ma soprattutto un punto di incontro: tra persone in carne ed ossa e tra le rappresentazioni mentali che queste persone vicendevolmente costruiscono. Al suo interno si mescolano desideri, sentimenti, stati d’animo che sono al tempo stesso individuali e condivisi. L’istituzione è dunque una struttura complessa e multi-dimensionale in cui il pensiero individuale e la logica del collettivo entrano in contatto, con le proprie caratteristiche e criticità.
L’esito di questo incontro non è predeterminato, né scontato. Nei vari contributi ci interroghiamo su come esso possa evolvere in una direzione creativa, offrendo contenimento agli aspetti parassitari e persecutori e valorizzando l’integrazione delle prospettive che si mescolano e talvolta si scontrano.
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Ouverture. Istituzioni e pensieri verso un’intersezione creativa

Abstract

Questo testo ripercorre i punti chiave del rapporto che intercorre tra mente e istituzioni, nella tradizione letteraria economico-sociologica ed in quella psicoanalitica di matrice bioniana.
In particolare, nel testo identifico la pensabilità come sfondo integratore di questo numero monotematico di Funzione Gamma e ne ipotizzo alcune possibili funzioni.

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L’istituzione necessaria

Abstract

L’istituzione che funziona bene è quella di cui ci si accorge solo quando viene a mancare, come l’aria che si respira, così necessaria, ma così poco presente alla coscienza. Di questa condizione necessaria per la vita psichica del singolo nei e dei gruppi si sono fatti teorici alcuni psicoanalisti, Bleger e Kaës. Le teorizzazioni di entrambi questi autori comportano un’ulteriore ferita narcisistica, la quarta, dopo quelle inferte da Copernico, Darwin e Freud, a una concezione del soggetto umano signore dell’universo. L’Io diviene nel gruppo e dal gruppo. L’istituzione ne rappresenta una organizzazione vitale necessaria: la prima è il corpo stesso nel suo funzionamento sinergico e silenzioso, che, quando tutto va bene, permette di dormire nella libertà del sognare. Altre istituzioni sono l’ambiente evolutivo in cui un bambino può crescere e l’organizzazione sociale nella quale avere la libertà di giocare, amare, lavorare, pensare. Quale istituzione? Non certo un’istituzione che pretenda di disciplinare i sogni e i comportamenti, ma una che permetta di vivere come uno e molti, come singolare plurale. Non è un’utopia, ma una necessità, che richiede tuttavia di elaborare una ferita narcisistica per non trasformare l’istituzione in un apparato disciplinare che fa rinascere il narcisismo dell’uno che annienta l’altro, sia pur in nuove fattezze, solo apparentemente plurali.

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Sulla soglia. L’invenzione delle istituzioni come snodo per il cambiamento

Abstract

Nel testo svilupperò una riflessione su tre interrogativi a mio avviso significativi per comprendere il nostro rapporto con le istituzioni e le sue potenzialità:
a) In cosa consiste la creatività nel legame con le istituzioni?
b) Come possiamo fare in modo che il mondo esterno, compresa la sua dimensione istituzionale, non risulti per noi anche estraneo?
c) Che ruolo possiamo avere nei processi di cambiamento istituzionale?
Suggerirò che Winnicott fornisce strumenti molto utili per affrontare i temi alla base di queste domande e collegarli tra loro. Mi soffermerò in particolare sul concetto di creatività primaria e sulla differenziazione tra me e non-me. Dapprima riprenderò l’idea, già avanzata da Winnicott, che tali concetti abbiano rilievo ben oltre l’infanzia in tutto l’arco di vita dell’individuo. Argomenterò poi che essi rivestono un ruolo specifico e ricco di implicazioni nel rapporto tra l’individuo e la realtà sociale di cui fa parte.

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Dall’organizzazione-nella-mente all’organizzazione come soggetto: mappe concettuali per la consulenza psicoanalitica nelle istituzioni

Abstract

La consulenza organizzativa utilizza ormai da diversi decenni metodi e approcci di derivazione psicoanalitica, soprattutto quando i problemi in gioco sembrano implicare rilevanti aspetti emotivi e relazionali di cui la leadership, le figure-chiave e spesso gli stessi soggetti coinvolti appaiono per lo più inconsapevoli o visibilmente non vogliono sapere nulla.
Una considerevole letteratura è ormai disponibile per permettere a chi sia interessato a questo argomento di approfondirlo nei suoi vari risvolti e nelle sue molteplici applicazioni. Scopo di questo articolo è piuttosto il tentativo di precisare meglio l'”oggetto” di tali pratiche professionali, fornendo qualche mappa concettuale e degli strumenti di orientamento che possano aiutare i consulenti (ma anche i manager) provenienti da un retroterra analitico o psicoterapeutico a non smarrirsi in un “mare magnum” di teorie e di tecniche dove, accanto a discutibili improvvisazioni e a metodologie passepartout, sono presenti alcuni rischi specifici. Non mi riferisco tanto alle varie forme possibili di seduzione narcisistica o di vocazione onnipotente che possono trascinare un consulente nel disastro o nella collusione perversa col cliente, ma semmai al pericolo di perdere di vista l’oggetto del proprio lavoro, semplificando la sua natura complessa, occupandosi più delle persone che dei processi (o viceversa), reificando l’organizzazione oppure antropomorfizzandola, perdendo la capacità di distinguere tra fantasie e realtà concrete; tutto ciò in un setting che il consulente non può governare come farebbe con una psicoterapia e in un contesto reso turbolento dagli interessi in gioco e dalla qualità primitiva (per non dire “psicotica”) delle ansie circolanti.
Prima di addentrarmi in un simile percorso concettuale vorrei però presentare un breve resoconto tratto da una mia esperienza come consulente, che mi pare esemplifichi il modo in cui la comprensione di queste ansie e turbolenze sistemiche ci può aiutare a riconoscere quegli aspetti dell’”organizzazione nascosta” (Perini, 2007) che generano sofferenza e malfunzionamento.

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Perchè “¿ Authority ?” Osservazioni sul continuum autorità/potere

Abstract

Il titolo del lavoro fa riferimento a quello scelto dalla FEP per il congresso che avrà luogo a Berlino del marzo del 2016 (¿Authority?) e richiama i temi che erano stati scelti da Serge Frisch, Laurence Kahn e Leopoldo Bleger per un seminario da loro organizzato, sempre a Berlino, nel settembre del 2014 (Psychoanalysis in 2025). Le domande che sottendono queste iniziative sono numerose. Visti gli scopi di questo testo, mi limiterò a indicare il quesito che a me pare più interessante: cosa può offrire la psicoanalisi alla comprensione di un tema di grande rilevanza sociale come quello dell’autorità?
Il lavoro che segue prende le mosse da una serie di due ipotesi.
La prima suppone che autorità e potere non siano manifestazioni sostanzialmente dissimili, ma che costituiscano i poli di un continuum indissolubile. È difficile imbattersi in un’autorità del tutto sprovvista di potere, così come è raro che il

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Pensare l’istituzione

Abstract

Nel testo mi soffermo su tre temi. Il primo è relativo ad un aspetto particolare della relazione tra un individuo ed una istituzione. L’istituzione può fornire o non fornire all’individuo un rimando di immagine (rispecchiamento) adeguato alle sue necessità e compiti. Questo rimando e le sue eventuali carenze hanno un impatto non soltanto sull’identità professionale, ma anche sugli aspetti profondi e basici del Sé. Il secondo tema riguarda la relazione triangolare Individuo – Piccolo gruppo – Istituzione. Tra l’individuo e l’istituzione può trovare posto un Piccolo gruppo di amici-colleghi. Questo svolge funzioni diverse rispetto a quelle dell’istituzione, però può subentrarle quando l’istituzione è eccessivamente carente. Il terzo tema infine è una riflessione su quale possa essere l’approccio più vantaggioso perché l’individuo riesca a pensare l’istituzione.

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Forme delle istituzioni. processi distruttivi e creativi

Abstract

Il contributo affronta diversi aspetti della vita delle istituzioni. Vengono messi in luce, attraverso un’analisi che si articola sia sul piano antropologico che psicoanalitico, aspetti contrastanti ma compresenti. Partendo dall’analisi del recente film The lobster, che descrive una condizione istituzionale rappresentante un’angosciante forma di distopia che favorisce vissuti individuali e gruppali di tipo conformistico e distruttivo, si propone un confronto con quelle forme istituzionali che, al contrario, si configurano in relazioni solidali e creative. Il lavoro propone una riflessione sulla relazione tra i contesti emozionali specifici nelle istituzioni di tipo psichiatrico, gli assetti costruttivi e distruttivi dei comportamenti rituali che ritroviamo in vari tipi di culture e le dimensioni psicodinamiche del gruppo.

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Le istituzioni nella scienza economica: il legame tra processi cognitivi e l’emergere di norme di comportamento

Abstract

La teoria economica ortodossa ha per lungo tempo sottovalutato il ruolo delle istituzioni nei sistemi economici e nei processi di cambiamento, focalizzando l’attenzione sugli stati di equilibrio e sui meccanismi che spontaneamente li determinano. Tali stati, una volta raggiunti, sono perturbabili solo attraverso interventi esterni (shock esogeni) e non, invece, per dinamiche che si sviluppano all’interno del sistema. Le istituzioni, in questo impianto teorico, sono funzionali per ottenere risultati efficienti ma non giocano alcun ruolo nel processo di cambiamento (North, 1990).

Per altro verso, l’approccio eterodosso all’economia, indirizzando la sua ricerca verso i processi attraverso cui emergono e si modificano le istituzioni, ha messo in luce la loro rilevanza nelle dinamiche sociali. Il fulcro dell’analisi istituzionale, quindi, cambia: non si parte dallo studio di istituzioni date e degli effetti che queste possono determinare sui sistemi economici, ma ci si concentra sull’individuo e sui processi cognitivi che lo caratterizzano, si indagano le dinamiche attraverso cui l’interazione fra agenti determina l’emergere delle istituzioni e su come queste ultime siano in grado, a loro volta, di evolvere e di innestare processi di cambiamento negli individui. Questo articolo si propone di introdurre il lettore a tale ambito di ricerca in cui i legami fra mente ed istituzioni diventano elemento essenziale nell’analisi del ruolo economico delle istituzioni stesse.

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Fare gruppo nelle istituzioni

Fare Gruppo Nelle Istituzioni, Lavoro e psicoterapia di gruppo nelle istituzioni psichiatriche, a cura di Claudio Neri, Roberta Patalano e Pietro Salemme, edito da FrancoAngeli, è un libro di felice concezione, riuscito nel suo intento dichiarato di essere uno strumento pratico e veloce, […] una specie di manuale di falegnameria per chi voglia costruire progetti e mandare avanti attività di gruppo nell’ambito dell’intervento sul disagio mentale.
E se è vero che riuscire a scrivere un volume che sia utile nella prassi quotidiana è operazione tutt’altro che semplice, è pur vero che Fare Gruppo Nelle Istituzioni è uno di quei libri che offre più di quel che promette e che apre spazi di riflessione e pensiero intorno al “fare”. Continua a leggere