Adolescenza e violenza

Il Pensiero Scientifico Editore, Roma. Nicolò A.M. (a cura di) (2009)

Invito con piacere alla lettura del volume curato da A. Nicolò, Adolescenza e violenza, che si offre quale prezioso contenitore di validi contributi su un tema complesso e di scottante attualità.

Dalla lettura, sorge spontaneo un primo ringraziamento nei confronti della curatrice. Accostare due dimensioni come l’adolescenza e la violenza, che già di per sé sono complesse, pluri-sfaccettate e foriere di molte domande, tuttora aperte, non deve essere stato facile. Soprattutto, risulta degno di apprezzamento lo sforzo (con il relativo risultato, più che soddisfacente) di illustrare, a più voci e porgendo al lettore una ricca gamma di situazioni, quello che può essere il contributo specifico della psicoanalisi in questo ambito e anche fin dove, almeno per il momento, tale contributo può risultare efficace. Con la medesima onestà intellettuale, nel volume è indicato dove la psicoanalisi si possa utilmente connettere con altre discipline, nell’affrontare appunto situazioni complesse e multidimensionali, pur mantenendo il suo preciso vertice di analisi. Continua a leggere

Percorsi della filiazione

Franco Angeli, Milano. Zurlo M.C. (a cura di) (2009)

Il dibattito psicoanalitico è oggi sollecitato ad attivare pensieri e proposte su temi emergenti, rispetto ai quali è anche invitato necessariamente a collegarsi e dialogare con altre discipline e modelli di intervento sanitario. Il volume che ho il piacere di presentare qui, Percorsi della filiazione, rappresenta, in questa prospettiva, un contributo interessante e di valore.

Il tema della filiazione e dei suoi possibili e diversi percorsi è di grande attualità: i progressi medici da una parte e le evoluzioni dei modelli culturali e dei ruoli familiari dall’altra hanno aperto prospettive nuove e, nello stesso tempo, aggiunto complessità psicologiche da gestire a livello individuale, familiare e sociale. Tali complessità ci chiamano in causa come persone e come specialisti. Continua a leggere

Le ali di Icaro. Capire e prevenire gli incidenti dei giovani

Bollati Boringhieri, Torino. Carbone P. (2009)

In concomitanza e in stretto collegamento tematico con l’uscita dell’edizione 23 della presente rivista, consiglio vivamente la letturadel volume Le ali di Icaro. Capire e prevenire gli incidenti dei giovani, nellasua seconda edizione, arricchita in maniera tale da risultare in più partiqualitativamente diversa rispetto alla prima, come ben documentato nellapresentazione di Nino Dazzi.

Utilizzando in diversi capitoli una feconda e articolata lettura del mitodel giovane Icaro, l’autrice trae così lo spunto per affrontare inmaniera scientifica lo spinoso e toccante tema dell’incidente in etàadolescenziale. Il vertice da cui la studiosa osserva e spiega il fenomeno èquello propriamente psicoanalitico, pur avvalendosi di osservazioni e datiprovenienti da ambiti pluridisciplinari, come d’altra parte lacomplessità del tema richiede.

Lo sforzo intellettuale e l’impegno scientifico dell’autrice sidispiegano su più livelli di analisi, che attraversano il volume, in sensocronologico e non solo, perché in più parti alcune problematiche affrontateall’inizio sono poi riprese e arricchite in un circuito virtuoso allaluce di ulteriori riflessioni e apporti, di natura teorica e clinica. Tuttoquesto avviene in maniera tale che il lettore sia sempre accompagnato in unpercorso caratterizzato da interrogativi critici e relative riflessioni, con unlinguaggio e un ritmo di esposizione molto ben calibrati. Il primo risultainfatti sempre chiaro e accessibile, senza per questo che i contenuti risultinobanalizzati, il secondo consente a chi legge di mantenere un proprio spazio dipensiero parallelo sugli argomenti via via trattati, senza subire un incalzaredegli stessi. Il volume credo si presti anche per questo motivo molto bene nonsolo come strumento di conoscenza teorico-clinica ma anche come occasione diriflessione personale rispetto a un tema verso il quale è difficile, e forsenemmeno utile, mantenere l’assetto di semplice lettore-osservatore. Daquesto punto di vista, è davvero un importante ausilio alla riflessione lalettura del mito che viene proposta nelle sue varie parti e sfaccettature:l’Icaro prima di andare a Creta (un ragazzo che aveva già creato deiproblemi alla madre col suo comportamento, il ruolo di Dedalo, l’immaginedi Icaro a cui il volume peraltro si ispira, quella «imprevedibile erivelatrice […] di una statua romana della collezione capitolina, cherappresenta Icaro come un adolescente bellissimo, pensoso e infinitamentetriste». Tornerò poco più avanti su quest’ultimo aspetto che rappresentauna delle ipotesi teorico-cliniche del lavoro, confermata dalla ricerca sulcampo.

Un primo elemento su cui viene condotta l’attenzione del lettore èl’analisi della serie di idee malintese e di pregiudizi che aleggianointorno al concetto di rischio e, a cascata, intorno a quello di comportamentoa rischio e di incidente nell’immaginario collettivo, quindi sia da partedegli adolescenti, sia degli adulti (genitori, insegnanti, medici, operatori diaiuto vari). Il volume inizia infatti col voler dipanare qualche cosa diambiguo e confusivo che riguarda la nozione di rischio, nella quale a partiredalla neutralità dell’originario significato in ambitomatematico-probabilistico, si sono sommate sfumature diverse, fra cui quellamorale della colpa, in riferimento all’intenzionalità del comportamento arischio, e quella sociale del pericolo, che risente necessariamente delcontesto culturale di riferimento. Nello studio e nella comprensionedell’incidente giovanile o – per meglio dire – del giovaneincidentato, la studiosa si impegna in primo luogo a fare chiarezzaterminologica nella condivisibile convinzione che «le parole non sono neutreconvenzioni, ma indicatori della direzione delle nostre azioni e quindidell’atteggiamento della nostra società nei confronti dei giovani e deipericoli a cui sono esposti», suggerendo, tra le varie ipotesi, di doverdistinguere fra: rischio inteso come calcolo probabilistico di un evento attesoe percezione soggettiva del rischio, sottolineando come sia quest’ultimala discriminante alla base del comportamento; un agire adolescenziale persperimentare e un agire con connotati di fuga dalla consapevolezza (a parità di“comportamento a rischio” manifesto); l’incidente estremo, acui la cronaca mediatica dedica grande attenzione, e l’incidente“di poco conto”, evidenziando come quest’ultima tipologia(sia esso stradale, sportivo, domestico ecc.) meriti altrettanta attenzionespecialistica, dato che esiste una «maggioranza di giovani che rischiasilenziosamente».

Un secondo elemento – che collocherei certamente tra le idee portantie innovative che il volume espone – riguarda la prevenzione, ossia unadisamina di come ad oggi si applica prevalentemente la prevenzione primaria esecondaria e con quale idea sottesa riguardo a tali interventi. La critica cheviene posta dall’autrice è che gli interventi sono basatifondamentalmente sul fornire informazioni relativamente ai comportamenticosiddetti a rischio e alle possibili conseguenze sul giovane e sulla sua sferadi relazioni. Tutto questo è ritenuto non sufficiente e nemmeno particolarmenteefficace. Il motivo addotto non è tanto e non solo quello, per certi versiscontato, che forse può ipotizzare il lettore, e cioè che essendo la gamma diincidenti infinita, si pone comunque il problema di come fornireun’informazione che sia esaustiva per tutta la gamma e nello stesso tempoche raggiunga in maniera “personalizzata” il giovane cheascolta.

Il motivo addotto e molto ben giustificato è di ordine più profondo,metodologico, ed è condensato – a mio avviso – nel sottotitolo“Capire e prevenire gli incidenti dei giovani”.

I primi termini sono “capire e prevenire”, ossia l’ideaespressa è che la prevenzione debba passare per la comprensione. Percomprendere da un punto di vista psicodinamico, occorre incontrare chi havissuto l’esperienza dell’incidente, parlare con lui/lei di quellospecifico incidente, verificatosi in quella circostanza della sua vita,possibilmente nella minor distanza temporale possibile dall’accaduto(prima che le difese entrino troppo in campo).

La seconda parte del sottotitolo ha anch’essa il suo significato.L’interesse della comprensione è sugli incidenti (plurale) dei giovani,non sull’incidente stradale/sportivo/domestico/da comportamento sessualenon protetto, come se si potesse studiare un prototipo di comportamento perognuno di questi casi e stabilire delle linee preventive generali (che inveceabbondano nelle prevenzioni ad alto contenuto informativo sui singolicomportamenti a rischio). Nella prospettiva proposta dal volumel’interesse è rivolto a ogni incidente di quella persona, che è giovane esta tentando di attraversare la sua adolescenza, per come ognuno di essi si èpresentato e quasi sempre susseguito l’uno all’altro.

La prevenzione adottata dal gruppo di lavoro coordinato dalla studiosa si èrealizzata infatti secondo un modello di ricerca coerente con questepremesse.

Una prima ricerca pilota ha voluto dare voce ai giovani sul tema, hautilizzato il focus group, quale spazio relazionale privilegiato in cui essipotessero confrontarsi tra loro (quindi col proprio referente preferito perl’età: il gruppo dei pari), accompagnati da un ascolto attento e insiemediscreto del conduttore adulto. Con le parole della studiosa: «Con questametodologia non ci proponevamo di fornire indicazioni o modelli dicomportamento; la speranza era piuttosto che il nostro sforzo di capireattivasse anche nei ragazzi una migliore capacità di porsi delle domande e diinterrogarsi sul senso delle loro azioni […] In questa prospettiva non hatanta importanza l’argomento (si tratti di droga, incidenti o altro) sucui è focalizzato l’intervento; il vero focus della prevenzione è lapersona dell’adolescente e la difficoltà fase-specifica di appropriarsidella sua vita e di riconoscersi come soggetto delle sue azioni».

In linea con molte ricerche nazionali e internazionali, un dato, tra glialtri, importante, emerso dalla ricerca è che la maggior parte degli incidentigiovanili avviene sullo sfondo di un umore triste, simil depressivo (comequello che trapela dalla scultura romana di Icaro); i ragazzi, a proposito deipropri incidenti, hanno parlato pochissimo nel focus group di «piacere»,piuttosto di «vuoto, paura, pericolo, solitudine e follia».

Questa indagine è stata propedeutica a una ricerca-intervento, riferita neldettaglio nel libro, che ha realizzato l’attivazione di uno SportelloGiovani, dove fosse possibile ricevere un ascolto specialistico da parte deiragazzi incidentati che si fossero rivolti al Pronto Soccorso di un ospedaleromano. In questo modo, proprio nei locali del Pronto Soccorso, si è offerta lapossibilità al giovane di riflettere “a caldo”sull’incidente, rivisitandolo, potendolo collegare al proprio momentoesistenziale, trasformando quindi – si potrebbe dire – un“banale incidente” in un episodio dotato di senso e cosìcollocabile nel bagaglio della propria esperienza di vita. Questa formula diintervento che la studiosa definisce “prevenzione attiva”,caratterizzata dal fatto che vede il giovane coinvolto come protagonista, puòlasciare un segno e una trasformazione.

Infine, come viene giustamente sottolineato nel volume, un modello di questogenere non può prescindere dall’integrazione di competenze complementari(nello specifico fra quelle del medico del Pronto Soccorso e quelle dellopsicologo). Si può allora considerare la presenza nel volume della interessante appendice di G.F. Brunelli, “L’altro lato della strada: dalla parte del corpo”, in cui dalla prospettiva del Modello di FisiopatologiaBio-Transazionale, l’autore si propone di «affrontare il senso di queste ferite [causate dall’incidente sul corpo] e delle loro memorie», un primo passo verso un fecondo dialogo operativo fra discipline complementari.

Narrazione e rappresentazione nella psicodinamica di gruppo. Teorie e tecniche

Franco Angeli, Milano. Margherita G.V. (2009)

Ho il piacere di invitare alla lettura del libro Narrazione e rappresentazione nella psicodinamica di gruppo, da questo spazio specializzato all’interno della rivista Funzione Gamma Journal.

Una prima considerazione sul volume, introduttiva, riguarda la scelta metodologica di fondo adottata dall’autrice, scelta del tutto apprezzabile e condivisibile, quella di studiare e guardare al gruppo psicodinamico tenendo conto della sua peculiarità, utilizzando quindi prospettive di indagine prima e strumenti di intervento tecnico poi che siano specifici.

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Fare Psicoanalisi con Genitori e Bambini

Borla, Roma. Vallino D. (2009)

Sono lieta di presentare al futuro lettore il libro Fare psicoanalisi con Genitori e Bambini, un vero e proprio “manuale-percorso” del trattamento psicoanalitico rivolto all’età precoce e all’infanzia. E basterebbe questa sola caratteristica a renderlo prezioso.

Si tratta appunto di un manuale, nel senso migliore del termine, perché racchiude e presenta in forma fruibile e completa il risultato di 25 anni di lavoro dell’autrice con persone di queste età e con i loro genitori. Per risultato intendo la messa a punto di un modello di lavoro psichico, descritto accuratamente: nei suoi presupposti teorici (seguiti e applicati rigorosamente, non rigidamente) di stampo psicoanalitico; nel suo percorso evolutivo frutto dell’esperienza clinica; nella sua forma attuale. Il modello è quello della “Consultazione partecipata” con genitori e bambini, che stanno insieme, nella stanza di analisi, con l’analista. Come cercherò di descrivere meglio in seguito, si potrebbe dire anche, forse meglio, la “Consultazione partecipata” da genitori e bambini e dall’analista nella stanza di analisi.

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Formarsi attraverso l’attualità. Percorsi possibili. Borla, Roma, pp. 215. Lampignano A. (2005)

Il dibattito analitico sulla formazione personale riceve dal testo di Alberto Lampignano, Formarsi attraverso l’attualità. Percorsi possibili , un valido e prezioso contributo.

Il volume si compone di un’introduzione e di cinque capitoli.

Nell’introduzione, l’autore spiega come il suo obiettivo sia quello di proporre l’esperienza formativa, « secondo un metodo che attinge al sapere psicoanalitico », utilizzando, a titolo esemplificativo, alcuni propri percorsi personali di elaborazione, scaturiti dalla presa di contatto con accadimenti più o meno eclatanti della nostra cronaca quotidiana. Continua a leggere

Psicoanalisi come percorso. Borgogno F. (1999)

La lettura del libro di Borgogno fornisce, in realtà, più percorsi, tracciati o solo indicati dall’autore e “ri-percorribili” e/o proseguibili e/o tracciabili, a propria volta, a titolo personale e creativo da parte del lettore.
In quest’ultimo caso, occorre una predisposizione a guardarsi dentro assai simile a quella testimoniata da Franco Borgogno nel proprio volume.
Un primo, evidente percorso, anche per un lettore che voglia restare al livello “superficiale”, è quello inerente il progresso storico della teoria e tecnica psicoanalitica, rivisitato dall’autore evidenziandone alcune tappe cruciali.
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Il gruppo di Cartallegra

Abstract

Desidero condividere l’esperienza di gruppo, vissuta da giovani portatori di handicap mentale insieme a me, dall’ottobre 1999 al giugno 2001. Spero così di offrire alcuni spunti di riflessione a tutti coloro che, in modi e in ruoli diversi (come professionisti, familiari, amici), si sono già avvicinati al mondo dell’handicap mentale o che hanno intenzione di farlo. Il gruppo, di cui ero la conduttrice, ha avuto luogo una volta alla settimana nel laboratorio di Roma in cui erano inseriti i giovani. Il l Continua a leggere

Henegan

Presentazione, La Malattia e il Gruppo

Ho il piacere di presentare il numero 18 di Funzione Gamma: “La Malattia e il Gruppo”.
Nel complesso i vari contributi del numero perseguono lo scopo di esplorare la nozione di malattia e di evidenziare come tale nozione acquisti maggiore complessità, e si arricchisca congiuntamente di ulteriori chiavi di lettura e potenzialità terapeutiche, quando il fenomeno-malattia è visto e trattato nel piccolo gruppo a finalità analitica.
L’interesse ad approfondire la nozione di malattia impegna Claudio Neri e la sua cattedra (Fondamenti di Dinamica di Gruppo) da alcuni anni, attivando collegamenti con esperti di diverse discipline (storia della medicina, antropologia, psicoanalisi e psicoanalisi di gruppo, psicologia ospedaliera, psicologia della salute), erogando moduli di lezioni universitarie su questo tema, creando occasioni di studi Continua a leggere

Henegan

La nozione di malattia. Considerazione storiche, antropologiche e cliniche

Abstract

Gli category presentano un dialogo teso a illuminare la nozione di malattia, in un’ottica complessa e multidisciplinare. Seguendo un percorso storico dello sviluppo della nozione, vengono dapprima individuati gli elementi di valore della medicina ippocratica, per poi articolare la nozione con gli sviluppi che essa ha ricevuto nell’ambito della psicoanalisi e della psicoanalisi di gruppo. Continua a leggere

FormeCircolari

Presentazione del numero, Anoressia, Adolescenza, Gruppo

Nel 2004 Funzione Gamma presentava la quattordicesima edizione “Gruppi con pazienti anoressici: fattori terapeutici”; oggi siamo liete di proporre la  prosecuzione del dialogo allora avviato, sviluppando ulteriormente il tentativo di coniugare il modello teorico con l’intervento clinico, attraverso la pubblicazione della ventiquattresima edizione “Anoressia Adolescenza Gruppo”.  Il titolo già di per sé consente di intuire che il tema dell’identità costituisce l’invisibile itinerario percorso nella concezione e nello sviluppo di quest’edizione.
Rouchy (1987, cit. in Le Roy, 1994, p. 194) scrive: “È impossibile proclamare la nostra identità senza nominare uno dei molteplici gruppi ai quali apparteniamo”. Come esseri um Continua a leggere