Transitare da Babele a Pentecoste
Abstract
Incontrarsi a Babele rimanda all’incontro che avviene oggi con persone con le quali il linguaggio verbale non è luogo di condivisione, ma di presunta impossibilità di comunicare, dove si incontra un dolore che non ha diritto ad essere né pensato né parlato. Dove è necessario avviare una Pentecoste: un incontro in cui, come nel famoso racconto degli Atti degli Apostoli , ognuno possa comprendersi al di là delle diverse lingue. Nell’articolo, che rappresenta un ampliamento di un lavoro pubblicato nel testo curato da M.Curi Novelli “Lavorare con il gruppo specializzato.
Teoria e clinica”, viene trattato il tema del lavoro terapeutico con un gruppo di rifugiati politici, prestando soprattutto attenzione al tema del linguaggio.
Attraversare l’esperienza di emigrati, cioè di coloro che hanno lasciato la propria terra, e di immigrati, cioè di coloro che sono giunti in una nuova terra, fa nascere la domanda: in quale linguaggio si può narrare tutto ciò?
E cosa accade nel far entrare un nuovo codice linguistico in un patrimonio associativo preesistente? Come tutto questo si intreccia con le vicende dell’identità?
I mediatori culturali risultano essere importanti interlocutori per la nostra professione che, nel terzo millennio, si avvia al confronto con una larga fetta di popolazione che non ci riconosce un ruolo, non capisce lo scopo del nostro operare, ci teme e verso la quale noi per primi proviamo timore, ma anche interesse.