Evoluzione della teoria psicoanalitica dell’anoressia
Abstract
L’autrice svolge una breve rassegna teorica e bibliografica sulle varie prospettive psicoanalitiche che hanno cercato di mettere a fuoco molteplici aspetti dell’anoressia e introduce la sua ipotesi esplorando nuovi punti di conoscenza sul disturbo tramite la presentazione di un caso di anoressia precoce. L’articolo mette a fuoco le complesse vicissitudini intrapsichiche e relazionali del mondo anoressico, seguendo la traccia bioniana (1965) delle “trasformazioni in allucinosi”; si tratta di un “altro” mondo, meraviglioso e “superiore”, diverso da quello umano del corpo dato. Stringendo un patto con la divinità, l’anoressica produce un doppio movimento di rinnegamento, sia rispetto al seno e al corpo materno “inferi
ore”, sia rispetto all’accoppiamento dei genitori; i rinnegamenti si moltiplicano, estendendosi, con la pubertà, alla prescrizione della sessualità del proprio corpo e ai molteplici frammenti di realtà interessati. Nel contesto di una terribile complicità con il padre “salvatore” e antagonista al seno (Camassa, 2012) e contro il seno e la madre, le pazienti con anoressia non possono crescere: hanno sempre, eternamente, nove anni, come le ninfe di Artemide. Se l’analista si lascerà abbagliare dall’esaltazione narcisistica del culto del corpo “superiore” senza prenderne le distanze, egli potrà comprendere, con i suoi strumenti, i motivi di questa incarnazione ed evitare di assistere alla mortificazione del corpo reale. Nell’ipotesi esposta, i terribili effetti della grande anoressia sono, dal punto di vista del paziente, il martirio del corpo superiore, la sua via crucis, il destino dell’Incarnazione.