Il figlio adottato e la sua doppia origine
Abstract
Attraverso la presentazione di due casi clinici – il primo di una giovane donna adottata nella prima infanzia da una famiglia con adozione nazionale, l’altro di due genitori adottivi chiamati a fare il lutto del distanziamento del figlio adottato ormai giovane adulto – si sottolinea la persistenza della doppia connessione dell’adottato, da un lato con la famiglia di origine, dall’altro con i nuovi legami adottivi (Brodzinsky, Schechter, Marantz Henig, 1992). Tale doppia connessione permane, anche quando apparentemente uno dei due poli, o entrambi, sembrano “scomparire” dall’esperienza soggettiva e relazionale dell’adottato e della sua famiglia adottiva, per riemergere nel tempo con modalità peculiari per ogni soggetto. A livello psichico quindi l’adozione si colloca per tutti i protagonisti in uno spazio <<metafamiliare>>, in cui s’intrecciano in una modalità particolare le dimensioni di filiazione psichica, filiazione istituita e filiazione <<corpo a corpo>> (Guyotat, 1980; 1995), rispetto alle quali genitori adottivi e figlio venuto da lontano devono fare i conti con un compito di integrazione destinato a durare, con vicende alterne, per tutta la vita.