Il gruppo mediano come dispositivo interculturale nella cura e nella formazione: confronto fra il modello gruppoanalitico e il modello etnopsicoanalitico
Abstract
In questo articolo, l’autrice confronta fra loro la prospettiva Gruppoanalitica (in particolare l’orientamento italiano) e quella Etnopsicoanalitica (in particolare quella sviluppata in Francia da Tobie Nathan e Marie Rose Moro); ne confronta inoltre due dispositivi di cura: il gruppo mediano per la Gruppoanalisi e il dispositivo di Consultazione Transculturale per l’Etnopsicoanalisi. A partire da questi confronti, l’autrice ritiene che il gruppo mediano possa essere un dispositivo efficace nel campo della cura, ma anche in quello della formazione in ambito transculturale. In un ambito, cioè, in cui siano implicati molteplici livelli di differenza: di Paese di origine, di lingua, di cultura, di comunità/discipline professionali di appartenenza. Uno strumento efficace quindi per lavorare con un’utenza straniera, nella formazione transculturale dei mediatori culturali e infine con equipe complesse costituite da professionisti afferenti a differenti discipline e professioni.
L’autrice sottolinea, in particolare, come il gruppo mediano possa meglio consentire la manifestazione, l’espressione dell’alterità e la sua utilizzazione come leva terapeutica e di cambiamento tramite la costruzione di dispositivi che consentano la possibilità di esprimere ed elaborare il conflitto e di raggiungere un livello di dialogo fra le culture presenti. A tale fine, questi dispositivi di gruppo mediano debbono essere realizzati configurando dei setting attraverso cui queste differenze possano pienamente esprimersi e al tempo stesso tutelino i partecipanti da un’ “esposizione eccessiva” a tali differenze.