“Ma il gruppo c’è?” Spunti di riflessione su un’esperienza analitica di gruppo con pazienti “complessi”
Abstract
Nel paziente psicotico l’eccessiva rigidità degli affetti (narcisismo) e l’assenza di un pensiero ‘come se’ (capacità di simbolizzazione), rendono arduo per l’analista costruire un’alleanza terapeutica e un rapporto di transfert.
Nelle fasi iniziali del gruppo la sensorialità e la corporeità presenti nel campo gruppale potrebbero giocare una funzione significativa per avviare il processo terapeutico. Infatti, se l’analista si accosta nel gruppo e attraverso il gruppo, alla sofferenza psicotica considerando non come ostacoli le dimensioni della corporeità e della sensorialità messe in campo dal paziente ma come disponibilità presenti in quel momento (nell’hic et nunc dell’incontro), egli ha la possibilità di accedere a un livello di comunicazione preverbale e prossemico, inconscio e primitivo, che costituisce per il paziente l’unica modalità possibile di mettersi in rapporto con l’altro.
Potrebbe essere possibile gettare le basi per una relazione terapeutica a partire proprio da questa forma corporea e sensoriale di relazione? E se sì, come avverrebbe questo passaggio? A quali elementi l’analista nel gruppo deve rapportarsi secondo questo doppio registro comunicativo, da un lato il corpo e i sensi che ‘parlano’, e dall’altro il dialogo interno che l’analista continuamente cerca di decodificare? A quale giusta distanza tutto ciò può svolgersi? Che valenza assume qui il concetto di presenza? Quali, i possibili setting in cui ciò potrebbe accadere? Che ruolo assume lo spazio e il tempo nella declinazione di queste due dimensioni all’interno del gruppo? Quali sono le ‘prove’ che è chiamato ad affrontare l’analista? Che funzione svolge il contesto allargato contiguo al setting, compreso il contesto istituzionale?
Queste sono le domande più significative che ci siamo posti e che riproponiamo in circolo, sorte dall’esperienza durata un anno e mezzo (gruppo a termine) di un piccolo gruppo terapeutico a finalità analitiche. Le possibilità terapeutiche che in essa abbiamo intravisto, ci hanno stimolato a condividere questa esperienza e a rintracciare in essa alcuni elementi significativi da cui partire per intraprendere una riflessione, pur nella consapevolezza che ogni esperienza analitica, è dì per se stessa unica e irripetibile poiché tali sono i soggetti che ad essa partecipano.
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