Percorsi della filiazione
Franco Angeli, Milano. Zurlo M.C. (a cura di) (2009)
Il dibattito psicoanalitico è oggi sollecitato ad attivare pensieri e proposte su temi emergenti, rispetto ai quali è anche invitato necessariamente a collegarsi e dialogare con altre discipline e modelli di intervento sanitario. Il volume che ho il piacere di presentare qui, Percorsi della filiazione, rappresenta, in questa prospettiva, un contributo interessante e di valore.
Il tema della filiazione e dei suoi possibili e diversi percorsi è di grande attualità: i progressi medici da una parte e le evoluzioni dei modelli culturali e dei ruoli familiari dall’altra hanno aperto prospettive nuove e, nello stesso tempo, aggiunto complessità psicologiche da gestire a livello individuale, familiare e sociale. Tali complessità ci chiamano in causa come persone e come specialisti.
Desidero quindi in primo luogo ringraziare la curatrice che ha reso possibile questo lavoro “collettivo”, per certi versi anche coraggioso, vista la peculiarità e la novità degli argomenti presentati.
La scelta metodologica di coinvolgere nel discorso più voci autorevoli – nazionali e internazionali – ha consentito l’esplorazione di numerose sfaccettature del tema a cui il volume è dedicato, mantenendo sempre la specificità di un vertice di analisi propriamente psicoanalitico.
Gli approfondimenti di ciascun capitolo sono puntuali nella trattazione teorica delle nozioni utilizzate e utilmente arricchiti dall’esemplificazione dei casi clinici.
La ricerca comune degli autori, come spiega la curatrice, è quella di interrogarsi sul «complesso processo di acquisizione ed elaborazione della genitorialità […] anche caratterizzato dal riemergere nella psiche genitoriale di immagini, fantasie, rappresentazioni riguardanti l’essere genitore e l’essere bambino». Si sottolinea, cioè, in più parti del volume l’idea forte che la costituzione dell’identità di genitore comporti, in ogni caso, al di là delle specifiche situazioni considerate (genitorialità e: infertilità psicogena, adozione, affido, omosessualità) un impegnativo lavoro psichico.
E. Darchis, nel volume, parla a questo proposito di «complesso di Telemaco», richiamando l’immagine del viaggio che il Telemaco dell’Odissea di Omero compie alla ricerca del padre: «il processo che struttura la psiche del futuro genitore durante la gravidanza, in cui, in un movimento regressivo, egli recupera le sue radici per legarsi a esse al fine di separarsene meglio». Nel suo contributo offre al lettore una dettagliata descrizione degli stadi psichici e comportamentali attraverso cui si articola l’incontro genitore-bambino, con le relative eventuali difficoltà e connotazioni psicopatologiche dell’incontro medesimo. Tale descrizione può essere un’utile griglia di valutazione precoce dell’instaurarsi del legame con la figura primaria di accudimento e con la coppia genitoriale.
Un’ulteriore idea portante del volume, condivisa dagli autori, sia come assunto teorico aprioristico sia come testimoniato dall’illustrazione dei casi clinici, è quella che i fattori psichici hanno pari rilevanza di quelli organici ai fini procreativi, come esplicitato da M. Bydlowski: «in tutti i casi di sessualità potenzialmente fecondante, la procreazione spontanea presuppone per la propria realizzazione che si verifichino delle condizioni psichiche favorevoli, aventi importanza equivalente a quella riconosciuta alla presenza di gameti sani e di apparati genitali sani. Solo la congiunzione di questi diversi fattori, tra loro eterogenei, assicura la fecondazione».
Nel medesimo contributo, proseguendo il discorso su come la procreazione sia sottoposta alle influenze dello psichismo, si può apprezzare anche un richiamo all’etica del lavoro clinico sulla genitorialità, quale testimonianza ulteriore di un particolare rispetto della delicatezza di questi temi: «Siamo chiaramente consapevoli che proporre questo nuovo approccio all’infertilità ci allontana dal modello abituale della patologia che si costruisce sulla base della descrizione di elementi difettosi. Non si tratta più in questi casi di descrivere un disfunzionamento, ma di evidenziare quelli che possono essere i vantaggi inconsci che il soggetto che soffre di infertilità trarrebbe dalla sua condizione. Egli non può coglierli immediatamente e sarebbe d’altra parte selvaggio e pericoloso indicarglieli qualora lo psicologo ne prendesse coscienza prima di lui».
Infine, non mancano preziose indicazioni di teoria della tecnica, soprattutto relativamente alle situazioni cliniche di “frontiera”. Un esempio è fornito dal contributo di A. Nunziante Cesàro sul trattamento a orientamento psicoanalitico di pazienti transessuali, di cui l’autrice, coraggiosamente e con onestà intellettuale, propone anche i limiti. Si sottolinea inoltre come «nella situazione terapeutica sia immediatamente presente il vissuto controtransferale di trovarsi con un terzo di difficile decifrazione che aleggia nella stanza» e di come siano utili in tali casi nozioni quali quella di campo trangenerazionale per comprendere come «un fantasma – non un delirio – […sia] indicibile perché coinvolge la famiglia allargata, anche se abita quel paziente».