Campo

Presentazione al numero

L’Associazione Psicoanalitica di Buenos Aires, APdeBA ha compiuto trentacinque anni nel 2012.
Si è radicata nel contesto psicoanalitico e culturale della nostra comunità e collabora in modo significativo con le organizzazioni nazionali ed internazionali di cui fa parte.
Una delle risorse intellettuali più importanti di APdeBA è la sua caratteristica d’istituzione aperta e pluralista, in cui convivono professionisti che sviluppano interessi distinti e che fanno parte di differenti orientamenti psicoanalitici, condizione che in molte occasioni consente ricchi e fruttuosi interscambi.
L’apertura e il pluralismo istituzionale di APdeBA sono il prodotto di una tendenza che è stata sostenuta nel corso degli anni e costituiscono attualmente una valida caratteristica che contraddistingue l’associazione.
APdeBA è andata acquisendo già da molti anni un’importante collocazione a livello interistituzionale e internazionale, mettendosi in relazione con altre istituzioni gemellate, così come con le istituzioni internazionali di cui fa parte, principalmente l’IPA e la FEPAL, distinguendosi, allo stesso tempo, nell’occasione di congressi argentini, latinoamericani e internazionali a cui i suoi membri hanno partecipato.
Uno dei principali obiettivi di APdeBA è quello di stimolare l’attenzione verso l’esterno, considerando con interesse una presenza ed un’apertura verso di questo.
In tal senso, a partire dalle importanti relazioni già esistenti, APdeBA mira il suo sforzo allo sviluppo di nuovi e produttivi interscambi con altre istituzioni nel campo psicoanalitico e di discipline affini.
Per questo motivo, APdeBA è onorata dell’invito della rivista Funzionegamma e dell’interesse a conoscere il pensiero psicoanalitico sudamericano.
Questa pubblicazione presenta il lavoro degli analisti di APdeBA, prodotto dello sviluppo e dell’approfondimento delle idee che nacquero a Vienna e andarono ad ampliarsi, arricchendosi e sviluppandosi con gli apporti di numerosi pensatori.Nei lavori che vengono presentati in questo numero emerge soprattutto il tema delle relazioni vincolari, degli aspetti gruppali della mente e delle esperienze emotive, per cui diventa imprescindibile la costituzione del campo psicoanalitico come oggetto fondamentale del lavoro tra l’analista e i pazienti.

Uno degli category, Samuel Arbiser, focalizza la sua attenzione sugli apporti di un pioniere rioplatense, Enrique Pichon-Riviere, riguardo la prospettiva vincolare della psicoanalisi e la nozione di “gruppo interno”. Pichon-Riviere considera lo psichismo come la risultante dell’incontro tra la disposizione biologica e l’impronta socio-culturale mediata attraverso i gruppi umani.

“L’infinita varietà di storie personali determina la singolarità con cui ognuno decodifica e processa gli universali sociali e l’eredità culturale”.

Con riferimento al passato, il lavoro di Delia Torres de Aryan e Marcello Cossu, evidenzia la costituzione della soggettività di un bambino di 12 anni durante la Seconda Guerra Mondiale durante il periodo vissuto a Roma, e 50 anni dopo commenta i suoi disegni realizzati all’epoca; gli category apportano una focalizzazione psicoanalitica su questo materiale. Attraverso questo lavoro è possibile vedere come “il gruppo renda possibile e favorisca nell’adolescente lo sviluppo della soggettivizzazione attraverso i giochi di identificazioni reciproche che danno un sentimento di pertinenza al contesto”.

Clelia Manfredi e Leonardo Linetzky mostrano nel loro valido lavoro come attraverso la narrazione di situazioni traumatiche la presenza dell’altro con capacità di reverie renda possibile l’elaborazione dei fenomeni dell’esperienza vissuta. Ciò che viene psichicamente incorporato sono strutture vincolari e non semplicemente istanze, in una concezione gruppale della mente che dà conto di come il soggetto sia inserito nel sociale, in un intergioco di mutue determinazioni tra individuale e collettivo.

Isabel Mansione, Diana Zac e Marta Viola propongono un lavoro interdisciplinare di ricerca sulla violenza nelle scuole medie. Riferiscono che il titolo del loro lavoro “rende conto di certe credenze inconsce condivise all’interno dei gruppi sociali che caratterizzano la comunità”. Le autrici sottolineano che nel contesto educativo si manifestano chiaramente le modalità di funzionamento dei gruppi in assunti di base descritti da Bion.

“La nascita prematura costituisce un fatto traumatico. I progressi tecnologici generano situazioni inedite che incidono sul vincolo madre-figlio”. Osvaldo Menendez descrive una seduta di gruppo di madri in cui si evidenzia la loro rappresentazione fantasmatica in relazione all’esperienza della nascita prematura dei loro figli. Questo luogo gruppale è pensato “come una struttura compensatoria che funziona come un contenitore la cui capacità di reverie elabora le impressioni sensoriali o gli elementi beta, trasformandoli in elementi alfa atti a pensare e simbolizzare, permettendo di ristabilire il vincolo”.

Victoria Zolotnicki ritiene che la situazione analitica sia il contesto spazio-temporale in cui si sviluppa un processo. Ciò deriva dai modelli mentali con cui operiamo. L’autrice esprime nel suo lavoro come le modalità di emergenza delle esperienze emotive che hanno luogo nella seduta e le difficoltà di apprendere da queste esperienze sono alla base del lavoro di elaborazione. Attraverso una lettura bioniana, la prospettiva epistemologica dei fenomeni gruppali riconosce nell’emozionalità il significato dei vincoli relazionali il germe dei pensieri che andranno a sviluppare il pensiero.

Carlos Barredo sottolinea che la psicoanalisi è un metodo, un dispositivo asimmetrico in cui ha luogo l’esperienza dell’inconscio. Nel suo lavoro vengono discussi il controtransfert, la questione del campo che si costituisce tra la persona e la presenza dell’analista. L’autore ci dice che la libera associazione rende possibile l’emergere del “sapere non saputo”, una delle forme in cui Freud denominava l’inconscio.

Barredo fa inoltre emergere l’importanza di favorire la libera associazione; la sua operatività implica l’individuazione delle rappresentazioni “meta” che orientano verso il termine del processo associativo. In questo processo, non è importante aspettarsi qualcosa, ma non sapere ciò che si aspetta, che si presenta come sorpresa che l’analista sanziona con la sua interpretazione. Affinché ciò sia possibile, l’analista deve essere posizionato nel luogo del dispositivo considerato come “luogo dell’Altro”. Descrive il suo modello di lavoro attraverso l’idea d’interpretazione, della persona dell’analista, di controtransfert e dei diversi elementi che costituiscono il campo analitico in cui si sviluppa l’analisi.

Lo scritto di Oscar Elvira ha come focus d’interesse le idee psicoanalitiche posteriori a Freud, Ferenczi e Melanie Klein, sviluppate da W.Bion e D.Meltzer.

Elvira riconosce a Bion il fatto di essere stato l’autore che con più creatività è riuscito a descrive i fenomeni gruppali, approfondendo quella che chiama “dimensione bioniana dello sviluppo umano”. Sottolinea come Bion abbia dato un significato fondamentale alla leadership nei fenomeni gruppali  che determinano la mentalità di gruppo.

Rispetto a D.Meltzer, Oscar Elvira riconosce, inoltre, come questo autore abbia definito l’importanza degli spazi interni della mente e degli oggetti interni ed esterni che vengono messi in scena nel processo analitico attraverso il transfert, grazie all’esistenza del campo analitico.

Illustra questo concetto attraverso un materiale clinico.

Rispetto al tema presentato ai membri della nostra istituzione – “Il campo psicoanalitico. Aspetti gruppali della mente. La loro influenza nella coppia, nella famiglia e nelle istituzioni” –  abbiamo raccolto i lavori che oggi offriamo alla comunità psicoanalitica di funzionegamma, con l’onore di partecipare all’interno di un proficuo interscambio di idee ed esperienze.

Buenos Aires, dicembre 2012

Traduzione dallo spagnolo a cura di Vincenzo De Blasi