GruppoFamiglia

Presentazione del numero dal titolo “Famiglia, gruppo e psicoanalisi”

Questo numero è il seguito di uno precedente uscito ormai un anno fa e intitolato “Osservazione infantile e presenza analitica”. Il nostro percorso è quindi partito dalla riflessione silenziosa, non giudicante né interpretativa su un neonato e il suo contesto di cura e passa ora invece ad analizzare le possibilità di un lavoro terapeutico, attivo e co-costruito, con il gruppo famiglia.
Nel primo numero ci si chiedeva infatti cosa l’osservazione infantile potesse insegnare ad un analista in formazione e si sottolineava in particolare il fatto che questo percorso metta in contatto l’osservatore con delle quote infantili e arcaiche che sempre rimangono attive nella psiche e che è quindi bene mantenere a mente anche nel lavoro con gli adulti. Notiamo ora che la configurazione psichica familiare che viene esperita in fieri nell’osservazione infantile, rimane centrale anche nel lavoro terapeutico con le famiglie. Come e più dell’osservazione, infatti, il lavoro terapeutico psicoanalitico con il gruppo famiglia permette di raggiungere e comprendere la strutturazione originaria su cui la famiglia si regge, la matrice arcaica dalla quale il nucleo familiare è stato costruito e dalla quale si strutturano le individualità dei figli.
Il gruppo famiglia è un sistema complesso, composto da molti livelli, coppie e sottogruppi differenti, gli stessi con cui l’osservazione infantile permette di entrare in contatto. Parte del gruppo famiglia è infatti la coppia genitoriale, che era, in origine, coppia coniugale e che ancora risente della modalità psichica e della storia di entrambi i membri, ma anche la coppia o il sottogruppo dei fratelli, così come le coppie formate da ognuno dei due genitori con ciascun figlio. Il lavoro di terapia familiare permette quindi di cogliere la profonda complessità che caratterizza la matrice originaria gruppale che i genitori, con il loro bagaglio personale e la particolare configurazione di coppia assunta, hanno costruito insieme e dalla quale i figli partono per sviluppare la propria strutturazione personale ed individuale.
Si tratta di un sistema in cui la tensione tra individualità e gruppo sembra essere particolarmente forte e di certo sempre attiva e presente. È a partire da questa matrice originaria, infatti, che si giocano tutti i movimenti psichici necessari affinché possa prima crearsi una matrice gruppale dalla quale potrà poi avvenire la separazione e l’individuazione dei singoli membri.

Il numero si apre con il lavoro del dottor Gilles Catoire che offre innanzitutto una rassegna storica che permette di sistematizzare lo sviluppo del lavoro terapeutico psicoanalitico con le famiglie. L’articolo continua poi con una descrizione del gruppo familiare che permette di comprendere a pieno la sua complessità, il suo essere composto di molti livelli diversi che si intersecano e influenzano continuamente e in maniera reciproca. Si approfondisce poi il lavoro clinico con il gruppo famiglia, sia nei suoi aspetti più tecnici, come la creazione di un setting adatto, sia nel suo livello transferenziale che è, in questo caso, espressione di un funzionamento gruppale primitivo, della struttura basilare su cui poggia la famiglia.
Il numero prosegue poi con il lavoro del dottor Bernard Duez che descrive le nuove configurazioni del gruppo famiglia createsi dall’uso della reta digitale, sulla quale si inscrive la configurazione familiare. L’autore descrive come l’accesso ad un gruppo virtuale si inserisca e si intersechi nei già conosciuti movimenti edipici e nelle necessarie riattualizzazioni adolescenziali delle scene psichiche originarie, ovvero nel passaggio dal gruppo familiare a quello sociale, nello svincolo adolescenziale dalla famiglia. L’oggetto tecnologico, in continuo cambiamento ed espansione, ricalca, secondo l’autore, il lavoro dell’adolescenza, ovvero la ricerca di uno spazio proprio, di una presenza altra (familiare e sociale) ma anche della necessaria distanza da essa, così da poter costruire una propria individualità e maneggiare i cambiamenti a cui l’adolescenza sottopone.
Esso, inoltre, può diventare un marcatore generazionale, un aspetto che essendo proprio delle ultime generazioni, le distingue nettamente da quelle precedenti, ovvero quelle genitoriali.
Si prosegue poi con il lavoro della dottoressa Rosa Jaitin e del dottor Philippe Robert che ci offrono un approfondimento sui diversi ritmi di trasmissione familiare, inter ed intra-psichica. Dallo studio delle fasi che portano alla costruzione di una famiglia, gli autori esaminano i diversi tempi e ritmi che permettono la generazione di un gruppo familiare, di nuove individualità autonome e la trasmissione di specifiche modalità di esperire e categorizzare gli avvenimenti. Si offre quindi una disamina in cui i diversi tempi che strutturano la famiglia, quello cronologico, quello mitico e quello inconscio si sovrappongono ed intersecano, influenzandosi costantemente l’uno con l’altro e permettendo, quando questa coesistenza è armoniosa, di creare un legame tra diverse generazioni ma anche di lasciare che i nuovi membri possano poi costruire una loro personale organizzazione e maturare una propria autonomia ed individualità.
Il dottor Gilles Catoire ci offre poi un secondo articolo, focalizzato sul concetto di autorità all’interno della stanza di analisi. L’autore considera l’autorità non come qualcosa di appartenente all’individualità del soggetto, egli piuttosto ne ritrova le radici nel livello gruppale della mente. L’autorità infatti nasce e si esplica a partire dal contesto sociale, culturale e familiare ed è quindi necessario, per una piena comprensione, tenere in considerazione i suoi aspetti inter- e trans-soggettivi.
L’autore inoltre esamina le differenti funzioni dell’autorità e, soprattutto, il suo ruolo nel processo del transfert nella seduta con il gruppo familiare.
Il dottor Andrea Narracci riporta invece il lavoro svolto nel gruppo all’interno delle istituzioni psichiatriche e composto da molte famiglie, dai pazienti e anche dagli stessi operatori del centro. A partire dal lavoro di Jorge Garcia Badaracco, l’autore racconta lo sviluppo di questo tipo di intervento poggiandosi sia su un racconto storico che su uno più personale, riguardante il suo percorso come analista di gruppo multifamiliare. Attraverso l’uso di una breve vignetta clinica, l’autore descrive la forza dei processi simbiotici alla base delle patologie psicotiche e il modo in cui essi si esplicano all’interno del gruppo.
Infine, la dottoressa Susanna Piermattei riporta un’analisi della coppia amorosa, interpretata sotto il concetto di fusionalità. Questa viene qui considerata una modalità fisiologica e costruttiva dell’apparato psichico, un particolare tipo di modalità relazionale che permette la creazione di uno spazio composto dagli aspetti comuni dei due membri della coppia. Questo può essere considerato lo spazio all’interno del quale si potrà poi creare una progettualità comune e, infine, una famiglia.

Per concludere, mi sembra importante ringraziare tutte le persone che hanno collaborato a questo numero. In primis la dottoressa Marinelli, senza la quale questa edizione non avrebbe mai visto la luce e che con il suo aiuto e supporto costante mi ha accompagnata lungo tutto il lavoro per la costruzione di questi due numeri.
È importante ringraziare anche tutti gli autori che hanno contribuito con i loro articoli, riassunti qui brevemente ma che di certo meritano un’attenzione e un interesse ben più profondo di queste poche righe. Ringrazio in particolare gli autori che hanno atteso a lungo prima di vedere i loro lavori pubblicati, per la loro pazienza e la fiducia in tutto il lavoro di Funzione Gamma.
Infine, ci tengo a ringraziare tutto il retaggio della rivista Funzione Gamma, gli articoli e i numeri precedenti che sono stati per me fonte di ispirazione e di conoscenza durante questi anni. Ringrazio quindi tutti gli autori che negli anni si sono occupati del gruppo famiglia, come il dottor Mellier e, soprattutto, il dottor Neri che è stato di certo lo spunto più importante per il mio articolo sulla fusionalità ma la cui influenza può sentirsi, credo, lungo l’intero numero.