Presentazione del numero “Osservazione infantile e presenza analitica”
L’osservazione infantile, un metodo così peculiare e, forse, difficile da comprendere nella sua reale forza ed importanza, vuole qui essere descritto, soprattutto, come strumento fondamentale per imparare ad “essere con”. Imparare cioè a trovare dentro di sé la capacità di tollerare una presenza altra, trattenendosi dal ricorrere immediatamente alla teoria, all’interpretazione ma, semplicemente, lasciandosi riempire da ciò che l’altro ci offre, prendendo il tempo necessario per scoprire come quell’azione si svolge, cosa si ripete e cosa invece si modifica, quali affetti entrano in gioco e chi vi prende parte.
Entrare nella casa di una mamma e del suo neonato, così come in un asilo o in un reparto pediatrico o neonatale ospedaliero, richiede una buona dose di coraggio e quella struttura e sicurezza mentale, il setting interno, che è forse lo strumento principale, e il più arduo, di ogni analista in formazione. Significa entrare in un’organizzazione a noi pre-esistente, in un’intimità, soprattutto quella della diade simbiotica mamma-bambino, in cui si deve trovare un proprio
posto, una giusta distanza da cui costruire una relazione che si basi non tanto sulle parole e sull’intervento attivo quanto sulla sola presenza silenziosa, regolare e continua. Una presenza che, forte di quel passo indietro dato dal silenzio e dalla non interazione, possa essere diversa da tutte le altre della quotidianità, possa offrire uno sguardo a suo modo contenitivo e rendere la complessità di ciò che continuamente accade intorno a noi.
Sembra quindi che il metodo dell’osservazione possa insegnare, o quanto meno far sperimentare, una presenza analitica vera e propria e da questo deriva la sua connessione con molti altri campi di studio e lavoro dell’analista.
Lo scopo di questo numero è infatti quello di evidenziare l’utilità del metodo dell’osservazione per il futuro analista, argomento che viene trattato negli articoli qui presenti ma sottolineato soprattutto dal fatto che questo numero è collegato ad un secondo, che uscirà tra alcuni mesi, che riguarderà invece il lavoro terapeutico con le famiglie, in cui è indispensabile avere sempre in mente ed essere pronti a recepire le parti più arcaiche della mente e tutto ciò che viene espresso attraverso il non detto.
Il numero si apre con l’articolo del dottor Denis Mellier che, nella sua trattazione approfondita dell’osservazione infantile, ci introduce nella complessità di questo metodo, nelle emozioni connesse al percorso dell’osservazione e nei suoi molti tempi, il tutto sotto una sfumatura gruppale che sottolinea il particolare lavoro del gruppo di supervisione.
Segue con l’articolo della dottoressa Susanna Messecache, con parole attente ed accurate, ci introduce nelle emozioni che il lavoro con persone sofferenti produce in noi, ricordando il passato e il vissuto personale dell’analista, in particolare i suoi dolori e i ricordi di esperienze particolarmente dolorose che, a contatto con il paziente, riemergono e si presentificano.
Si prosegue con il lavoro della dottoressa Maria Vittoria Squillante che sviluppa una trattazione dell’osservazione infantile secondo il metodo di Esther Bick, la quale, dopo averlo elaborato lo ha introdotto nel corso di formazione di psicoterapia e di psicoanalisi della Tavistock Clinic di Londra. L’autrice inoltre riporta la propria esperienza presso un reparto di neuropsichiatria infantile in cui il metodo dell’osservazione è stato applicato per la formazione delle équipes ospedaliere e la messa in pratica di un progetto terapeutico centrato sul lavoro con le famiglie.
In conclusione, infine, la dottoressa si addentra nella descrizione del legame sottile ma saldo, che lega l’osservazione infantile alla psicoanalisi e alla psicoterapia.
Ad illustrare quanto esplicitato a livello teorico, si riportano due sedute di osservazione svolte dalla dottoressa Klervi Isidore alcuni commenti al riguardo per introdurci direttamente in quello in cui consiste un’osservazione. Lavorare a partire dal materiale grezzo che viene riportato in maniera puntuale e dettagliata e, solo in un secondo momento, in sede di supervisione, con la lettura gruppale del resoconto e la successiva discussione, viene compiuto un lavoro di analisi dei dati raccolti e osservati presso famiglia. I commenti che qui intervallano le sequenze del resoconto sono figli di questo secondo passaggio.
L’articolo della dottoressa Azzurra Mecacci si addentra nella storia del metodo dell’osservazione infantile ricapitolando prima la sua versione più globale con i grandi autori psicoanalitici e approfondendo poi lo sviluppo del metodo in Italia, soprattutto descrivendo il lavoro della Pre-Infant Observation che si concentra sul percorso e le evoluzioni che una donna compie nella strada per diventare madre e le connessioni fra questo periodo e la futura maternità.
L’articolo successivo è quello delladottoressa Susanna Piermattei che descrive i concetti di fusionalità e simbiosi nel tentativo di sottolineare l’esistenza di quote infantili e arcaiche non patologiche nell’adulto e di spiegare perché, quindi, ha così tanto valore l’osservazione infantile anche per l’analista che lavorerà poi con l’adulto.
La dottoressa Piermattei offre anche una seconda seduta di osservazione in cui i commenti si concentrano prevalentemente sul rapporto tra osservatore e osservato, con tutti i sentimenti contrastanti e compresenti che la situazione suscita in entrambi i partecipanti.
L’ultimo articolo è quello delle dottoresse Paola Balduccie Mariella Marasà che raccontano la loro esperienza come formatori di operatori presso asili nido e scuole d’infanzia, basata sul modello psicoanalitico e sul metodo dell’osservazione infantile che permette agli operatori di avvertire in maniera autentica le situazioni ed essere a contatto con le proprie emozioni più primitive.