Psicoanalisi come percorso. Borgogno F. (1999)
La lettura del libro di Borgogno fornisce, in realtà, più percorsi, tracciati o solo indicati dall’autore e “ri-percorribili” e/o proseguibili e/o tracciabili, a propria volta, a titolo personale e creativo da parte del lettore.
In quest’ultimo caso, occorre una predisposizione a guardarsi dentro assai simile a quella testimoniata da Franco Borgogno nel proprio volume.
Un primo, evidente percorso, anche per un lettore che voglia restare al livello “superficiale”, è quello inerente il progresso storico della teoria e tecnica psicoanalitica, rivisitato dall’autore evidenziandone alcune tappe cruciali.
Il tutto “psicoanaliticamente orientato”: di ognuna di queste tappe-scoperte, infatti, Borgogno sottolinea come occorra del tempo, sempre e comunque, per la loro crescita trasformativa. Ognuna di esse, infatti, da intuizione preconscia o inconscia nella mente del suo scopritore-creatore deve divenire una formulazione consapevole, trasmissibile attraverso le sue parole, e, quindi, una forma di nuovo pensiero teorico ed applicabile quale tecnica operativa. Non viene in mente, a questo proposito, la “sospensione dell’azione”?
Gli ideatori cui l’autore si riferisce sono presentati non in modo asettico ma, appunto, propriamente psicoanalitico. Si evidenzia lo stretto legame tra le loro scoperte (o, forse più esplicitamente detto nell’ambito di un tale discorso, le loro creazioni) e la loro vita, nel senso più completo e profondo del termine.
Questo percorso generale, se si vuole la via maestra del volume, appare quasi un tributo ufficiale, ma non per questo meno sentito, da parte di Borgogno alla disciplina e alla sua storia, attraverso alcuni protagonisti da lui “scelti” (inutile dire non a caso): il fondatore Freud e il suo “oggetto pieno di valore” Charcot; il clinico Ferenczi e la sua passione professionale, rivalutata dalla lettura di Borgogno; la innovatrice di tecnica Heimann e il suo (quale aggettivo più appropriato del possessivo?) uso del controtransfert; il maestro e pensatore Bion, e il suo interesse all’osservazione e alla conoscenza intesa in senso squisitamente bi-personale.
Lo stile di analisi con cui l’autore si accosta a tali personaggi e alle loro vicende, caratterizzato da un’attenta considerazione del ruolo giocato dai loro pazienti, da coraggio e limpidezza nell’esporre le proprie argomentazioni in proposito, è il medesimo con cui scrive riguardo al proprio percorso di psicoanalista e di uomo.
Tale secondo tragitto percorre quasi parallelamente, o meglio si interseca, per tutto il volume con il percorso di cui sopra. Ulteriori, ricchissimi percorsi, aperti verso strade di approfondimento nuove da intraprendere, come suggerisce lo stesso Borgogno, sono quelli perseguibili a partire da ognuna delle note, scritte con precisione e scrupolosità di ricerca. Infine, l’ultimo tragitto possibile offerto dall’autore è quello personale del lettore. Egli viene sollecitato, infatti, attraverso l’esempio di Borgogno, a ripercorrere il proprio cammino di vita e professionale.
Egli può domandarsi, per esempio, quali siano state le motivazioni che lo hanno spinto a intraprendere uno specifico percorso anziché un altro.
Egli può interrogarsi, soprattutto, sul perché, ora, intraprende anche quest’ultimo proprio percorso o “si ferma” alla lettura, comunque arricchente, ma forse non altrettanto formativa, delle pagine “della via maestra”, di cui si è parlato all’inizio…