Abstract
L’aforisma di Ogden Nash fa riferimento all’atteggiamento di perfetta neutralità attesa da un professionista nei confronti delle vicende delle persone con cui ha a che fare: ne è forse una visione diffusa. Abbiamo bisogno dei nostri ragionieri, avvocati, e via dicendo, per avere una visione oggettiva dei nostri affari. Forse ciò sarebbe quello che è richiesto alle professioni di cura. Ad ogni modo ho sostenuto che in psichiatria, i curanti vengano particolarmente sconvolti dal lavoro che fanno (Hinshelwood, 1999; 2004).
In questo testo, desidero entrare più all’interno nel dettaglio di questi processi interpersonali che hanno luogo tra i curanti, e coloro di cui si occupano con particolare enfasi su quelli affetti da disturbo di personalità.
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