Le condotte sonore dei bambini destano sempre l’attenzione dell’ambiente adulto, a tal punto che buona parte degli interventi educativi, già nella culla, sono volti alle espressioni sonore. L’adulto interviene, come un maestro d’orchestra, per limitare, fermare, abbassare in volume sonoro e/o in quantità, modulare queste produzioni sonore, così come, sempre lui, interviene per iniziarle,o tenta di modificarle, o ancora, le limita, le rilancia, etc. D’altronde, sarà proprio questo, ciò che susciterà le prime produzioni verbali. Tutto questo gioco sonoro nel quadro famigliare, ma anche a scuola, può ben rappresentare la misura delle sfide dell’espressione, dell’individuazione e del potere. L’intensità sonora, nelle forme di rumore, di grida, costituisce bene, il solo potere fisico che il bambino possiede, e che, fin dalla nascita, ha in comune con l’adulto. Questo stesso, d’altronde, ne è sensibile, addirittura, in tanti casi molto sensibile. Per questo, non vi è nulla di cui stupirsi, se ritroviamo queste condotte sonore nella relazione bambino-adulto, nei casi di bambini portatori di handicap. Ci limiteremo, in questa presentazione, ai bambini autistici. Continua a leggere