Articoli

CarnevaleQuaresima

Il lavoro terapeutico in comunità. La messa a fuoco di un corpo estraneo. Effetti sul paziente, sugli ospiti e sui curanti

 Abstract

Le comunità terapeutiche vengono utilizzate, al momento attuale e ormai da vari decenni, per una vasta gamma di disturbi, che vanno dall’abuso di sostanze, ai disturbi gravi di personalità, alle psicosi in sub acuzie o cronicizzate. Spesso i disturbi sono intrecciati tra loro, in modo da costituire quadri sintomatici complessi, di difficile diagnosi.

È possibile rintracciare due prospettive che convergono nel dispositivo della comunità terapeutica e che ci permettono di definire due fattori cruciali del trattamento. La prima, che potremmo definire individuale, valorizza la funzione protettiva e facilitante del contesto, che viene visto, tendenzialmente, come un elemento terzo, tra paziente e curante, e quindi tale da permettere un rapporto a due, che resterebbe altrimenti reso difficile dalla intensità della dimensione transferale. In un’altra prospettiva, si sottolineano invece i fattori collettivi e gruppali, insistendo sul valore terapeutico complessivo del contesto comunitario, inteso come dispositivo, non solo umano, ma culturale, capace di offrire un accoglimento affettivo, ma per così dire, strutturato e ordinato. In questa seconda prospettiva, si potrebbe dire, in modo molto semplificato, che “è il gruppo che cura”, mentre nella prospettiva individuale, si potrebbe dire che “il terapeuta cura, coll’aiuto del gruppo”.

Continua a leggere

TraumaGruppo

Accogliere il fantasma della morte e del dolore e avviarne la trasformazione emotiva in un laboratorio gruppale

Abstract

Un gruppo di psicologi psicoterapeuti impegnati in diversi servizi sanitari nella cura di persone con malattie somatiche gravi, letali o profondamente invalidanti, discutono di come questo lavoro richieda di confrontarsi con il dolore del limite, della perdita, della morte e con le risonanze emotive che questo evoca.

L’identificazione ai pazienti terminali o gravemente lesi nel corpo è un processo difficile: a volte spinge ad allontanarsi in modo difensivo, altre volte è talmente invasivo da ostacolare la presa di distanziamento necessaria per sviluppare una relazione terapeutica.

Altre fonti di difficoltà nel lavoro del terapeuta in questo ambito derivano dall’incertezza sulla prospettiva temporale e dalle possibili variazioni di setting che spesso è a domicilio del paziente.
Gli autori hanno costituito un gruppo di supervisione con un conduttore esterno, consapevoli che questo carico emotivo può bloccare la relazione terapeutica e lasciare nello psicologo un senso di pesantezza e impotenza. Nel corso degli anni gli incontri si sono trasformati da supervisone sui casi a “laboratorio emotivo”, dove il focus era posto sul

Continua a leggere

GiocoLegame

I processi di identificazione nell’organizzazione gruppale

Abstract

La cornice gruppale crea un primo momento di angoscia identitaria, caratterizzata da uno stato di indifferenziazione nei membri del gruppo e la proiezione degli elementi scissi sia libidinali che agressivi.
Il gruppo si constituisce come oggetto reale che può essere investito e rappresentato dai suoi membri in quanto contenitore-ancora per le loro angoscie primitive.
I processi di identificazione, con il gruppo e con i suoi membri, possono istituirsi e fare evolvere l’individuazione psichica.

Continua a leggere

Festim

Il gruppo come strumento di lavoro nel funzionamento dell’équipe terapeutica che opera nelle istituzioni orientate dalla psicoanalisi

Abstract

In questo articolo viene esaminato il tema del gruppo come strumento di lavoro di un’équipe terapeutica che opera nelle istituzioni orientate dalla psicoanalisi.
Il punto di partenza è Freud, si passa poi all’apporto di Bion e infine all’applicazione operata da Lacan del concetto di gruppo senza capo, nell’ambito del cartello. Continua a leggere

GiorgioneFilosofi

Esperienza di un gruppo-fiaba

Abstract

L’esperienza del gruppo-fiaba si svolge in due scuole primarie della città di Lione in Francia. E’ una modalità di intervento che s’ispira alla metodologia di Pierre Lafforgue, ma si modella in base alle esigenze dei due gruppi e l’esperienza dei conduttori.
L’obiettivo dei gruppi-fiaba in questione è di aiutare i bambini che presentano difficoltà legate all’apprendimento e inibiti sul piano relazionale. La tecnica di osservaz Continua a leggere