Articoli

“Strade del narrare – La costruzione dell’identità”

a cura di Daniela Iannotta e Giuseppe Martini

Idea fondante il libro è il confronto tra la teoresi filosofica, le pratiche terapeutiche territoriali (psicoterapeutiche e psicanalitiche da cui esse discendono) e i saperi pedagogici e umanistici che hanno contribuito a valorizzare la valenza etica e trasformativa della narrazione.

Si potrebbe dire che, prima ancora che importante, questo è un libro coraggioso, poiché affronta senza esitazioni un vortice di problemi  che coinvolge di fatto tutta la riflessione contemporanea  sul significato, le funzione, la riconoscibilità della diade soggetto – oggetto, cioè, in altre parole, il nodo, oggi centrale, del Continua a leggere

EscherAdolescenti

Gruppo adolescente, istituzione e mondo virtuale: la negoziazione dei limiti

Abstract
In questo lavoro gli autori propongono una riflessione sul modo in cui l’era digitale ha modificato la comunicazione e gli assetti relazionali tra gli adolescenti. L’attenzione è stata posta su come le possibilità illimitate offerte dal mondo virtuale possono rinforzare l’onnipotenza adolescenziale. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) consentono all’adolescente di oggi di ridurre il confronto faccia a faccia e di sostituire l’esperienza diretta con una percezione mediata. L’obiettivo è stato quello di esplorare il modo in cui le nuove “regole” del mondo virtuale colludono con il funzionamento mentale dell’adolescente. La riflessione si è focalizzata sulla negoziazione del limite dell’utilizzo

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TraumaGruppo

Il modello gruppoanalitico per la costituzione di una identità personale e sociale dinamica

Abstract

Il modello gruppoanalitico per la costituzione di una identità personale e sociale dinamica. L’identità ha bisogno del tempo per costituirsi, per imparare ad essere flessibile e a trasformarsi, mantenendo un senso di continuità del Sé, un tempo difficile da trovare nella società contemporanea dominata dall’idea del tutto subito. Noi, come psicoanalisti possiamo aiutare a far ripartire il tempo in tutte le sue articolazioni da quella che Pontalis (1997) ha chiamato la Quinta stagione, un nome evocativo per designare l’inconscio, inteso come sistema aperto. La relazione analitica dà al tempo il suo spessore e le cifre specifiche per ogni soggetto che lo attraversa. L’aspetto peculiare del lavoro gruppoanalitico è dato dal fatto che le narrazioni del singolo vengono arricchite e amplificate anche dalle interazioni e dai racconti degli altri con la produzione di movimenti fondamentali verso una sana individuazione e il piacere, e non l’obbligo, della condivisione e dell’appartenenza. Ogni partecipante sperimenta direttamente, seduta dopo seduta, il valore fondativo dell’altro per la costituzione della propria identità. La cultura flessibile e in continuo divenire che si respira fa si che il soggetto non venga appiattito sul sintomo e nemmeno sulla propria appartenenza sociale.
Tutto ciò non avviene senza conflitti che a volte possono degenerare in scontri che il terapeuta deve poter trasformare in una nuova e creativa consapevolezza identitaria, che non teme di meticciarsi con l’identità dell’altro. Questa tematica può essere un valido modello anche per il sociale contemporaneo che non può eludere il confronto con la migrazione che continuerà ad aumentare. E’ auspicabile che il modello gruppoanalitico possa aver diritto di parola nella nostra

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GruppoFamiglia

Psicoanalisi Multifamiliare

Abstract

In questo breve articolo, l’autore presenta una riflessione su qualcosa che rappresenta l’essenza della Psicoanalisi Multifamiliare: prendere in esame quello che accade tra le persone e nelle persone, in particolare tra due o più persone tra cui intercorrono legami simbiotici, per vedere se è possibile introdurre dei cambiamenti. Attraverso un esempio

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PsichiatriaGruppo

Il gruppo terapeutico come laboratorio di libertà espressiva

Abstract

Il presente contributo trae spunto dall’esperienza di conduzione di un gruppo terapeutico all’interno di una comunità psichiatrica a media protezione per pazienti adulti, attiva a Milano. Mediante l’utilizzo di alcuni stralci di seduta viene posta in luce la stretta connessione tra affermazione identitaria dei singoli e del gruppo e libertà di espressione, quale fondamento del setting analitico gruppale.

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Donne

L’agorafobia è donna? Alcune riflessioni sul rapporto tra sindrome agorafobica e femminilità

Abstract

Le concettualizzazioni psicoanalitiche più recenti, relative alla genesi dell’agorafobia, hanno sempre più illuminato – spingendosi oltre il contributo edipico di freudiana memoria – i gravi deficit strutturali dell’Io, la presenza, cioè, di quel “vuoto” nella struttura di base quale vero nucleo problematico (Milrod, 2007; Cartwright, 2006; La Scala, 2010). Tali teorie concorrono, così, ad avvalorare la lettura della sindrome agorafobica come difesa da angosce innescate dalla “separatezza”, quindi come “patologia dell’identità e del limite”. Continua a leggere

Bion

Psicoanalisi ed Estetica – Risignificazione dei conflitti psicotici e reciprocità creativa

Abstract
Fonti di ispirazione che popolano gli universi di estetica e psicoanalisi sono usati per costruire modelli mentali , visioni di approccio, conflitti emotivi legati a livelli psicotici. La presentazione clinica è effettuata attraverso fotogrammi emozionali. I movimenti della coppia analitica sono studiati legati alla funzione di ri-sigificare blocchi psicotici e così di riaffrmare il dialogo analitico e di promuovere la reciprocità creativa, come base per la crescita mentale. Continua a leggere

Migrazioni

L’epoca di Kali: violenza tra gruppi religiosi in India

Abstract

L’autore affronta in modo ampio e circostanziato il tema della violenza tra indù e mussulmani in India. Fa un’analisi del fenomeno integrando vari punti di vista: storico, religioso, sociale, economico e psicologico. Approfondisce in modo particolare le motivazioni psicologiche alla base delle relazioni conflittuali tra i due diversi gruppi religiosi secondo un’ottica psicoanalitica. Delinea i processi proiettivi e fantasmatici che definiscono l’immagine dell’altro come nemico quando prevale sul piano sociale il formarsi in entrambi i gruppi di un’identità basata su un radicale ‘comuntarismo’. Continua a leggere

Migrazioni

Dal Trauma alla Memoria. Il ‘gruppo interno’ tra origine e appartenenza in bambini migranti

Abstract

Attraverso una serie di incontri con giovani migranti presso un centro di accoglienza per minori viene esaminato l’intreccio singolare tra identità e memoria che questi bambini vivono. Nella particolare situazione di bambini impegnati in un transito migratorio tale costruzione della memoria individuale si ritrova ingaggiata su due fronti, in quanto implica una (ri)costruzione non solo del passato individuale ma comporta anche uno sforzo di collocazione in un ‘gruppo’ interno.

Proprio lungo questi versanti i bambini immigrati incontrano particolari difficoltà che possono essere osservate in profondità, al di sotto di superficiali livelli di buona ‘integrazione’, proprio attraverso strumenti relazionali e concettuali capaci di restituire, anche all’interno di una indagine etnografica, la costitutiva complessità delle trame identificative, il loro intimo legame con la molteplicità e l’alterità. Viene proposta infatti una metodologia dell’incontro in cui si intrecciano ascolto analitico e sguardo antropologico. Continua a leggere

Migrazioni

Transitare da Babele a Pentecoste

Abstract

Incontrarsi a Babele rimanda all’incontro che avviene oggi con persone con le quali il linguaggio verbale non è luogo di condivisione, ma di presunta impossibilità di comunicare, dove si incontra un dolore che non ha diritto ad essere né pensato né parlato. Dove è necessario avviare una Pentecoste: un incontro in cui, come nel famoso racconto degli Atti degli Apostoli , ognuno possa comprendersi al di là delle diverse lingue. Nell’articolo, che rappresenta un ampliamento di un lavoro pubblicato nel testo curato da M.Curi Novelli “Lavorare con il gruppo specializzato. Continua a leggere

ComeSpecchio

Il padre altrove. Commento al film “Mille miglia lontano” di Zhang Yimou

Abstract

L’articolo permette di esaminare la perdita e riappropriazione della funzione paterna in una cultura diversa dalla nostra e gli aspetti differenti oltre a quelli simili. Per quanto riguarda questi ultimi, nel film, la funzione paterna risponde alla necessità per il bambino di un riferimento esterno al suo rapporto con la madre che sappia comprendere e tollerare i sentimenti negativi che si affollano nel momento della separazione da lei. Il padre albeggia nella sua funzione se sa stare lì senza reagire a boomerang. Quando ciò è avvenuto il figlio può accettare un gruppo dopo che sia la funzione materna che quella paterna hanno testimoniato la loro presenza. Non si può che essere d’accordo anche dal nostro punto di vista “occidentale”. Il film ci descrive però anche la riappropriazione della funzione paterna da parte del padre giapponese lungo un percorso dove quest’ultimo Continua a leggere