Articoli

Su Jung e Bion (con mutuo beneficio e senza reciproco danno)

Abstract

In questo articolo vengono prese in esame le teorie di C.G. Jung e W.R. Bion. Il loro confronto si basa sull’identificazione di un paradigma comune ai due autori, emergente specialmente dopo la formulazione di O da parte di Bion. Da questo comune paradigma emerge la possibilità di confrontare utilmente, sia in senso epistemologico che clinico, diversi aspetti specifici delle due teorie che, sebbene non esauriscano le somiglianze, sembrano particolarmente Continua a leggere

Rêverie e amplificazione, porte d’accesso all’inconscio

Abstract
Sono molti i punti di contatto tra le teorie di Jung e Bion, e numerose confluenze concettuali possono essere osservate in diverse tematiche centrali del loro pensiero teorico-clinico: archetipo e pre-concezione, psicoide e protomentale, anima e funzione alfa, recipiens alchemico e contenitore, sincronicità e congiunzione costante, amplificazione e rêverie (Manica, 2014). In questo lavoro, è stata approfondita quest’ultima coppia di concetti, rilevandone una convincente affinità.

L’amplificazione e la rêverie possono felicemente essere considerate, più che semplici strumenti della tecnica, porte di accesso all’inconscio: modalità di immersione e creazione di quello spazio che Ogden definisce il “terzo analitico intersoggettivo”. E’ solo quando si è immersi nella relazione, che le affinità tendono a farsi più evidenti, avanzando verso la scoperta del Sé, secondo Jung, o nella trasformazione in O, secondo Bion. Continua a leggere

Intercettare il sogno

Ho letto  l’ ultimo libro di Mauro Manica “Intercettare il sogno”
1– lo sento la prosecuzione del  suo pensiero  presente in “Ogni angelo è tremendo”
2- e ritrovo tanti temi che parlano di una lettura del lavoro dello psicoanalista, del sogno di psicoanalista-e-paziente, che mi hanno fatto fantasticare. Nel fantasticare (una delle mie risposte al libro), mi sono trovato a nuotare-naufragare nel mare di notte, che è troppo,  scorgo le luci della riva, che sono poche. Il nero mi sta intorno e  spaventa e sorregge, il nero che è intorno e, ancor di più là sotto e chissà chi lo abita,ora, mentre cerco di galleggiare e sono dentro a emozioni opposte, L, H, forse K  (mischiato a -K), sovrastate dalla trasformazione in O, io dibattuto tra la consapevolezza dell’hilflosigkeit ( davvero colgo l’impotenza fondamentale del piccolo (dell’) uomo)  e la forza della spinta a vivere, che mi dice di non andare laggiù, di sognarlo senza provarlo. Scorgo la riva, ascolto le trasformazioni del mio essere corpo che  chiede di non scivolare nel buio che invita, parliamo con il linguaggio dell’effettività.  Continua a leggere

MemoriaFuturo

Memorie del futuro e memorie del numinoso

Abstract

Partendo dal confonto tra il Libro rosso di Jung e la trilogia di Memoria del futuro di Bion, l’autore propone l’ipotesi che, analogamente a quanto avviene per la personalità individuale – dove l’eruzione di esperienze sommerse ci confronta con l’affiorare di parti della mente non completamente nate, o precocemente abortite, per il fatto di non aver trovato spazio per esistere dentro la mente dell’oggetto – sembrano esistere anche modelli e teorie che, non avendo trovato sufficiente spazio nella mente di Freud e dentro la mente della comunità scientifica da lui creata, sono sprofondate in sotterranei e catacombe della concettualizzazione psicoanalitica.
Nella riflessione junghiana sembra che siano così affiorati quei contenuti scissi o dissociati, e sommersi nel pensiero freudiano originario, che anticipavano i più attuali sviluppi della psicoanalisi: una ulteriore prospettiva sull’inconscio che, accanto all’essere costituito dal deposito di ricordi infantili rimossi, poteva affacciarsi sull’infinito (Matte Blanco, 1975), essendo animato da una pulsione alla verità (Bion, 1977b), da una pulsione alla rappresentazione (Bollas, 2009) e da una pulsione alla conoscenza (Ogden, 2011). Continua a leggere

MemoriaFuturo

L’ultimo Bion

Abstract

Nel febbraio del ’68, più che settantenne, Bion si trasferì in California e vi lavorò per un decennio fino a poco prima della morte. Solo ora cominciamo a conoscere quest’ultimo periodo di Bion. Esso corrisponde ad una profonda evoluzione teorica che fa ruotare intorno al concetto dell’esperienza di O l’intera teoria e la tecnica della psicoanalisi.  I ricordi dei suoi pazienti americani, Grotstein (2007) e Gooch (Culbert-Koehn, 2011) ci fanno incontrare Bion al lavoro nella stanza di analisi e conoscere così la sua tecnica “disciplinata e concentrata”. Continua a leggere

BionPaint

Tentativo di creare una griglia in (-)K (Meno conoscenza)

Abstract

Attraverso l’esperienza clinica, si cerca di sviluppare la griglia in –conoscenza (-K), la quale fu ottenuta dallo spostamento della colonna 2 (ψ) alla sinistra dell’originale. Si sostiene che essa sorge attivamente come barriera contro lo sconosciuto e il conosciuto sgradevole. Si sottolinea l’eterogeneità della griglia, che aumenta nella dimensione negativa. Lì, esaminiamo la parte inferiore della griglia (a partire dalla linea C) come inversione degli elementi corrispondenti nella griglia positiva. Continua a leggere

BionPaint

Pensare il tempo con Bion

Abstract

L’ uso particolare del tempo mentale da parte di Bion permette di arrivare all’essere in “0”, alla Realtà Psichica, che è il più possibile “a – sensoriale”. Esaminiamo la proposta di Bion di una “psicoanalisi scientifica”, dove la scientificità è “l’atto di fede”, cioè una disciplinata negazione della memoria e del desiderio, ambedue composti di elementi fondati su impressioni dei sensi, si raggiunge attraverso un s Continua a leggere