I ringraziamenti più importanti in quest’età di mezzo sono quelli diretti, “a monte e a valle”, alle figure che ci hanno aiutato ad esistere e a trovare una sognabilità dell’esperienza.
Grazie a Stefania Marinelli ed a Claudio Neri per la continuità di lavoro e di sviluppo di “opere” per una prospettiva alle cure dei disagi mentali, accompagnando la complessità delle nostre crescite, con la consapevolezza della fortuna che abbiamo nell’essere vivi, non solo biologicamente, ma nel vivere pensieri in corso di sviluppo. La riconoscenza che sento per loro è legata anche all’affetto per aver ospitato miei “pensieri bambini”, tempo fa, con rispetto e accoglienza; proprio l’accogliere pensieri senza paura che non siano perfetti o finiti, ci consente di ripensarli, di “montarli e smontarli“, con l’esercizio del dubbio nel perdere temporaneamente le certezze al fine di ricomporne altre.
Grazie ai colleghi che scrivono su questo numero per la capacità di stare assieme nello sperimentarsi coi pazienti per un loro bene e non per il bene delle teorie, senza cioè diventare fanatici nel claustrum delle singole scuole.
Grazie a loro per non utilizzare gli category come schermo, ma come compagni interni, colleghi che ci siamo scelti, e come “chiavi” per problematizzare l’“umano” che incontriamo nel nostro lavoro.
Grazie per non aver perso di vista i contesti culturali operanti che, seguendo Nathan e Devereux, sono intimamente connessi ai modi di ammalare e di curare di una società.
Grazie ai colleghi che stanno lontani da una delle più pericolose malattie odierne, ossia il mal- uso del potere.
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