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Un percorso di violenza familiare: dalla famiglia d’origine alla famiglia adottiva Storia di Akos

Abstract

Il lavoro illustra come i percorsi adottivi spesso si possano trasformare in situazioni penose e difficili in quanto vengono disconosciute e omesse le storie di riferimento nelle famiglie di origine dei bambini adottati mentre si sottovalutano le situazioni traumatiche che spesso sono all’origine della richiesta di adozione. Come afferma Eiguer quando parla delle motivazioni inconsce che possono strutturare la richiesta di adozione nelle coppie: “…Sognano di trovare un bambino che abbia vissuto una situazione difficile per salvarlo, ma ignorano che reagiscono a seconda della storia trans-generazionale della loro famiglia: l’abbandono e il maltrattamento può essere stato una realtà degli antenati.” (Eiguer, 2007) L’adozione, nel caso clinico descritto nel lavoro, si inserisce in una storia di violenza non conosciuta, dove maltrattamento, abuso ed abbandono sono le uniche parole che appaiono nelle biografie scarne e superficiali delle burocrazie adottive. La violenza istituzionale dei procedimenti adottivi si somma alla violenza familiare di cui il bambino è depositario ed emergente. La “cura” per sbarazzarsi dei traumi diventa lo sradicamento e un nuovo inizio senza elaborazione e senza lutto. Senza elaborazione del perché dell’allontanamento, afferma Armando Bauleo, si instaurano meccanismi di segregazione e deposito delle problematiche familiari, in cui il minore si trova nella posizione del capro espiatorio di una situazione di sofferenza e di negazione del trauma nella famiglia adottiva.

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